PALERMO – Esplorare le opportunità offerte dalla coltivazione dei cereali in Sicilia ed approfondire le innovazioni agronomiche ed economiche riguardanti il grano duro antico, una delle colture più importanti dell’isola. “Ogni prodotto che caratterizza l’identità del territorio e ne costituisce il fondamentale volano dello sviluppo e della produzione rappresenta un asset da giocare – dichiara il Prof. Roberto Lagalla, Sindaco di Palermo.
Il convegno approfondisce queste tematiche in cui la qualità della formazione in campo agricolo, unita all’organizzazione delle aziende del comparto, alla competitività del mercato, alla qualità fondamentale del prodotto hanno un ruolo di primo piano. Ciò al fine di stimolare la tendenza positiva che si registra oggi in Sicilia con un maggiore avvicinamento dei giovani e delle aziende produttive al mondo dell’agricoltura”
In questo contesto, la coltivazione dei grani duri antichi siciliani rappresenta una priorità da tutelare a causa di sfide quali la concorrenza dei paesi esteri e dei cambiamenti climatici. “Il grano antico siciliano non solo rappresenta la storia e la tradizione dell’Isola ma una risorsa da valorizzare e proteggere. Nei nostri porti e nei nostri mercati troviamo grano proveniente da paesi esteri, che non ha la stessa qualità del nostro – commenta l’On.le Luca Sammartino, Assessore all’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana. Sono convinto che oggi il grano duro antico siciliano deve avere un momento di rilancio con l’utilizzo del brand Sicilia non soltanto a livello economico ma anche a livello qualitativo. I nostri consumatori devono avere la consapevolezza di scegliere un prodotto fatto dalla nostra terra, ricca di biodiversità, rispetto a quelli di cui non si conosce la provenienza”.
Output del progetto Fi.Si.Pro. è stata la pasta prodotta con grano duro antico siciliano, di Perciasacchi (varietà da conservazione), trafilata al bronzo ed essiccata a bassa temperatura, funzionalizzata con aggiunta di licopene. Dotata di capacità antiossidanti, in grado di prevenire malattie tumorali nell’organismo umano, questa sostanza è stata estratta da alcuni ecotipi siciliani di pomodoro. “Il progetto Fi.Si.Pro., svolto in collaborazione fra l’Università di Catania e l’Università di Palermo e un gruppo di aziende del territorio siciliano, mira a promuovere lo sviluppo e il rafforzamento della filiera dei frumenti antichi siciliani attraverso la realizzazione di attività innovative ad accresciuta sostenibilità ambientale ed il loro trasferimento su tutte le componenti della filiera, in modo da soddisfare le richieste di attori che vi operano, inclusi i consumatori finali, sempre più attenti alla salubrità e all’ecosostenibilità delle produzioni” racconta il Prof. Luciano Cosentino, Dipartimento Di3A dell’Università degli Studi di Catania.
Innovazioni di processo per il Progetto Sfinge, che punta a colmare un vuoto organizzativo nella filiera cerealicola e che mira alla creazione di un Sistema Qualità Integrato Cereali Sicilia (SICS), su scala regionale, che garantisca e certifichi la tracciabilità dei flussi di materiali a partire dal seme fino ad arrivare alla trasformazione in sfarinati. “Sarà implementato un Sistema Qualità “Cereali Sicilia BIO”, organizzato utilizzando i processi e gli strumenti innovativi che oggi sono resi disponibili dalla tecnologia ICT (Information and Communication Technology) – spiega il Prof. Pietro Columba, Dipartimento SAAF dell’università degli Studi Di Palermo. Partendo da specifiche coltivazioni BIO di cereali e di pseudocereali di interesse commerciale e nutraceutico, il progetto ha come obiettivo generale il registrare, tracciare, trasferire e gestire informazioni e conoscenza relative ai flussi di materiali ed ai processi utilizzati dalla filiera, dalla semente fino allo sfarinato”.