ROMA – Quando al cambiamento climatico si sommano l’incremento di pratiche agricole intensive e non sostenibili, il degrado e la scomparsa di habitat naturali e semi-naturali e la forte diffusione di monocolture, i primi a subirne l’impatto sono gli impollinatori delle api che rappresentano una componente chiave della biodiversità globale.
La loro attività è alla base di molti processi ecologici e del funzionamento degli ecosistemi: dagli impollinatori dipende la riproduzione di oltre l’85% delle piante selvatiche e più del 70% delle colture agrarie, ma non solo, il valore economico del servizio di impollinazione animale è stimato in circa 153 miliardi di dollari a livello mondiale, dei quali circa 26 miliardi nella sola Europa e circa 3 miliardi in Italia. (ISPRA, 2021).
Ma chi sono gli impollinatori? Non solo le api, note per la produzione di miele, ma tutti quegli animali che visitano i fiori alla ricerca di nettare e polline, contribuendo così alla riproduzione delle piante. Tra gli insetti impollinatori si distinguono principalmente quattro gruppi: gli Imenotteri (le api selvatiche, i bombi, le vespe, le api domestiche); i Lepidotteri (farfalle e falene); i Ditteri (soprattutto Sirfidi) ed infine i Coleotteri.
Proprio per tutelare gli impollinatori e mitigare i rischi associati al progressivo degrado degli ecosistemi e alla crisi climatica nasce il progetto LIFE BEEadapt – a pact for pollinators adaptation to climate change, cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione europea, presentato oggi presso la sala Arancera dell’Orto Botanico di Roma in vista di due giornate significative per il nostro ecosistema: la “giornata mondiale delle api” (20 maggio) la conoscenza delle quali, grazie a questo progetto, può essere approfondita e meglio contestualizzata e la “giornata della biodiversità” (22 maggio) di cui gli impollinatori sono uno degli attori protagonista.
Avviato a settembre 2022 e con una durata di 48 mesi, il progetto LIFE BEEadapt si pone come obiettivo chiave quello di predisporre una strategia condivisa su larga scala geografica per l’adattamento degli impollinatori ai cambiamenti climatici, uno dei principali fattori di minaccia per la conservazione di questi insetti e conseguentemente per il servizio ecosistemico dell’impollinazione. Aumento delle temperature medie stagionali, gelate tardive sempre più frequenti, prolungati periodi di siccità alternati a precipitazioni intense hanno infatti provocato uno sfasamento tra i tempi di fioritura e l’attività degli impollinatori. Studi recenti hanno dimostrato che molte specie di insetti impollinatori hanno visto anticipare il proprio periodo di attività di ben sei giorni negli ultimi 60 anni e la durata del loro volo diminuire di due giorni. (Duchenne et al., 2020).
Secondo la European Red Lists of Bees, delle circa 2000 specie di api europee, quasi il 10% è in declino (l’8% è da considerarsi in declino a livello di popolazione e un altro 9% è a rischio di estinzione). Da questa situazione non si discosta il nostro Paese. In Italia, secondo le Liste Rosse IUCN (International Union for Conservation of Nature) delle 151 specie di api native valutate (su un totale di oltre 1100 apoidei censiti in Italia), 34 (pari al 22%) sono quelle in pericolo. Nello specifico: 5 sono potenzialmente estinte, altre 2 specie sono in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 specie sono vulnerabili e altre 13 sono prossime ad uno stato di minaccia. Anche i dati sulle farfalle non sono per nulla rassicuranti, delle 289 specie di farfalle diurne, 18 (pari al 6.3%) sono a rischio di estinzione.
Questi dati parlano chiaro e mostrano un quadro critico per questi organismi la cui attività risulta fondamentale per garantire il funzionamento degli ecosistemi ovvero la lora integrità funzionale e strutturale. Per far fronte a questo tragico scenario il progetto ha sviluppato 4 linee di intervento – da applicare in aree a forte vocazione naturale (Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e Riserva naturale Monte Torricchio, quest’ultima nelle Marche), in aree periurbane (le aree protette gestite da Roma Natura, nel Lazio) e in territori a forte vocazione agricola (le aree dell’agro-pontino sempre nel Lazio) – che possono essere sintetizzate con queste parole chiave: sostenibilità, attraverso la realizzazione di infrastrutture verdi (rifugi contro le bombe d’acqua, bee hotel, piante a diversa fenologia) più idonee agli impollinatori; inclusività, con il coinvolgimento di una pluralità di stakeholder pubblici e privati che cooperino per una gestione e pianificazione del territorio a misura di impollinatore; replicabilità, attraverso una intensa campagna di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza.
Presenti alla conferenza stampa i 10 rappresentanti del progetto: Willy Reggioni (Parco nazionale Appennino tosco-emiliano); Stefano Magaudda (Università degli Studi di Roma Tre – Dipartimento di Architettura); Giuseppe Dodaro (Fondazione dello Sviluppo Sostenibile); Giorgio Zampetti (Legambiente); Marina Baldi (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la BioEconomia); Stefano Mugnoz (Università di Camerino, UNICAM); Maurizio Gubbiotti (Roma Natura); Luigi Niccolini (Confagricoltura Latina); Silvia Cataldo (U-SPACE); Giorgio Giusfredi (Assessore all’Urbanistica, Comune di Aprilia).
“Il progetto LIFE BEEadapt riconosce che la crisi climatica, nonché gli effetti negativi che da essa discendono, può essere superata solo se si costruisce un modello di azione unitario, condiviso da stakeholder pubblici e privati, dai cittadini, a livello locale, regionale e nazionale – commenta Willy Reggioni, Responsabile servizio conservazione della natura del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano – Questo è possibile solo se si creano sempre più occasioni in grado di trasmettere consapevolezza e sensibilizzare sull’importanza dell’integrità strutturale e funzionale dei sistemi naturali”.
A conclusione della conferenza stampa si è avuto modo di osservare all’opera i protagonisti della giornata, gli impollinatori, tramite una visita guidata nell’incantevole cornice dell’Orto Botanico accompagnati dagli esperti del progetto LIFE BEEadapt.