Alluvione. Cia Emilia-Romagna, questo evento come il terremoto del 2012, intervenire con stato di calamità

BOLOGNA – “Occorre subito intervenire con norma analoga a quella adottata con il terremoto del 2012, perché stiamo assistendo ad un evento calamitoso che ha proporzioni analoghe”.

La richiesta è di Cia-Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna che di fronte ad uno scenario devastante per la popolazione e le aree rurali ritiene che vi siano le condizioni per attivare tutte le procedure urgenti “svincolate dai normali iter legislativi – osserva Stefano Francia, presidente di Cia – Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna – al fine di intervenire immediatamente per ripristinare un territorio mai attraversato da una simile calamità che sta interessando ben 23 Comuni dell’Emilia Romagna”.

Decine di case isolate in montagna e in collina, frane e smottamenti che mettono in pericolo e rendono difficile il transito ad abitanti. Sono oltre 250 i dissesti in atto nell’Appennino e 14 i fiumi e terrenti esondati “che stanno letteralmente liquefacendo i terreni, già pregni di acqua – dice Francia – con danni ingenti incalcolabili a colture ed alle infrastrutture produttive, abitazioni civili e rurali. Subito quindi una legge speciale urgente – prosegue – e nel frattempo si attivino interventi collaterali a supporto di famiglie e imprese, come la sospensione di mutui e bollette”.
Lo stesso presidente nazionale, Cristiano Fini, aveva rivolto un appello, contenuto in una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in cui è stato sollecitato un Decreto legge speciale “per fronteggiare, in tempi rapidi e con strumenti eccezionali, la situazione di straordinaria difficoltà dell’Emilia Romagna”. L’intensità della pioggia (in alcune aree sono stati superati complessivamente i 400 millimetri in 4 giornate di pioggia, a fronte di una piovosità annuale media di 700 mm) è stata tale “che il danno economico ed ambientale sarà molto difficile da recuperare”, sottolinea ancora Francia. Sono decine le segnalazioni che provengono dai campi.

LE TESTIMONIANZE

Fabio Andruccioli agricoltore di Mezzano, nel ravennate, ha 30 ettari completamente allagati per la seconda volta. “I terreni che coltiviamo a Villanova di Bagnacavallo con mais , bietole da seme e medica erano già stati sommersi con le piogge del 2 e 3 maggio – racconta Andruccioli – e adesso con la rottura del torrente Lamone siamo di nuovo sott’acqua. La volta scorsa per prosciugare i campi con le idrovore abbiamo impiegato ben 5 giorni. Purtroppo è andato tutto perduto”.

In collina, a Casola Val Senio, sempre in provincia di Ravenna, l’azienda zootecnica di Stefania Malavolti, è completamente isolata: non c’è corrente elettrica, le strade sono interrotte e non è possibile organizzare l’evacuazione. “Paradossalmente non abbiamo neppure acqua potabile – spiega la Malavolti – perché le condutture sono state tranciate con una frana e non possiamo lavare l’impianto di mungitura. Abbeveriamo gli animali con l’acqua piovana. Le stalle con ovini e caprini sono a rischio perché una frana sta compromettendo l’edificio. Non riesco nemmeno ad attraversare i campi a piedi perché i terreni sono in movimento ed è pericoloso – continua la Malavolti -. Inoltre non so come fare per lavorare il formaggio e a consegnarlo, in quanto faccio vendita diretta”. L’azienda è a 4 chilometri dal centro abitato ma la strada è interrotta in più punti. “Con frane e smottamenti non riusciremo poi a trebbiare né a sfalciare la medica”.

Informazione pubblicitaria