ROMA – Presentato lo scorso febbraio nel corso di un convegno al Senato sul tema “Bere mediterraneo. Gli effetti sulla salute di un consumo moderato del vino” l’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute prende posizione sul nuovo studio osservazionale appena pubblicato sulla autorevole rivista internazionale BMC Medical Education. La nuova istituzione, infatti, si propone di promuovere e facilitare la diffusione della conoscenza e dell’informazione di temi riguardanti la Dieta mediterranea e il consumo moderato e consapevole di vino, in rapporto ad una corretta alimentazione, alla salute e al benessere della popolazione.
Lo studio americano Change in habitual intakes of flavonoid-rich foods and mortality in US males and females – PubMed (nih.gov) è uno studio osservazionale particolarmente significativo sia perché il gruppo degli autori annovera scienziati internazionali di grande prestigio e primo fra tutti Walter Willett, epidemiologo della Harvard School of Public Health di Boston, uno dei più importanti ricercatori al mondo sul tema nutrizione e salute, sia perché ha preso in esame un campione molto ampio di soggetti statunitensi (ben 55.786 donne e 29.800 maschi ), di mezza età e senza malattie croniche come dato di partenza.
Sono state valutate le associazioni tra i cambiamenti nell’assunzione di alimenti molto ricchi di flavonoidi e mortalità. E’ stato anche definito un punteggio, chiamato “flavodiet”, basato sulla quota globale assunta di alimenti e bevande che sono noti per essere i principali contributori all’assunzione di flavonoidi. I flavonoidi sono una classe di polifenoli importante per gli effetti biologici molto positivi per la salute. Sebbene quasi tutti gli alimenti a base vegetale contengano flavonoidi, alcuni ne contengono concentrazioni eccezionalmente elevate. Per il vino rosso, questo studio evidenzia un rischio di mortalità inferiore del 4% per ogni aumento di assunzione di 3,5 bicchieri a settimana. L’aumento di 3,5 porzioni alla settimana dimostra una significativa riduzione della mortalità anche per mirtilli e peperoni (rispettivamente 5%, 9%). Inoltre, l’aumento di una tazza al giorno di thè comporta la riduzione della mortalità del 3%. Per contro non si sono osservati effetti altrettanto positivi con altri alimenti ricchi in polifenoli quali mela, cioccolato fondente e agrumi. Quando invece si consideri il punteggio “flavodiet”, si è dimostrato che un aumento di tre porzioni al giorno nell’assunzione di alimenti ricchi di flavonoidi (ad esempio una tazza di tè, una porzione di mirtilli e un bicchiere di vino rosso) comporta una riduzione del rischio di mortalità pari all’8%.
Gli autori dello studio concludono pertanto che incoraggiare un aumento dell’assunzione di specifici alimenti e bevande ricchi di flavonoidi, in maschi e femmine di mezza età, può ridurre il rischio di mortalità precoce.
Questi nuovi risultati – commenta Attilio Giacosa, Dipartimento di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica del Policlinico di Monza, membro del Comitato Scientifico IRVAS – evidenziano che la modifica dei comportamenti alimentari in soggetti di ambo i sessi di mezza età può influenzare favorevolmente la salute e ridurre il rischio di mortalità e che fra gli alimenti ricchi di flavonoidi alcuni possono offrire benefici più marcati rispetto ad altri. In particolare, lo studio sottolinea il ruolo marcatamente positivo del vino rosso!
“Questo studio effettuato sulla popolazione americana che solitamente non segue corretti stili alimentari conferma la posizione espressa nella nostra recente review pubblicata su Nutrients – afferma Laura di Renzo, Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università Tor Vergata di Roma e direttrice del Comitato Scientifico IRVAS – secondo la quale il vino, se consumato moderatamente ai pasti che seguano una dieta mediterranea, è associato a possibili benefici per la salute. In particolare, il vino rosso grazie alla ricchezza di polifenoli riesce ad aumentare le difese antiossidanti/disintossicanti grazie all’effetto sinergico di un’ampia gamma di componenti bioattivi in grado di modulare le difese dell’organismo e proteggere dalle malattie croniche/degenerative.
Evidenze scientifiche nazionali ed internazionali – aggiunge Attilio Giacosa – sono in linea con i risultati di questo studio e permettono di sottolineare in modo chiaro che il consumo moderato di vino in età adulta (due bicchieri al giorno per l’uomo e un bicchiere al giorno per la donna) associato al modello di alimentazione tipico dei popoli mediterranei, riduce significativamente il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, declino cognitivo e allunga la vita. In molteplici studi internazionali la relazione tra consumo di alcol e mortalità viene identificata con una curva a forma di “J”. Questa curva dimostra che bere alcolici con moderazione riduce la mortalità rispetto agli astemi (curva inferiore della “J”), mentre la mortalità aumenta drammaticamente con l’aumento del consumo di alcolici (tratto verticale della “J”). Questa stessa curva si osserva per le malattie CV e per i disturbi cognitivi. L’aderenza marcata al «modo moderato di bere Mediterraneo» si associa ad una riduzione della mortalità pari al 45% (relative reduction in overall mortality) rispetto al 31% osservato quando si considera solo il consumo moderato di alcol.
Secondo Luigi Tonino Marsella, Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Roma Tor Vergata e Presidente dell’Istituto per la Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute – “ è indubbio che gli astemi non devono iniziare a bere alcolici per ridurre il loro rischio di malattie cardiovascolari o di diabete o per ridurre la degenerazione cognitiva senile e per ridurre il rischio di mortalità, ma l’evidenza epidemiologica indica che non c’è motivo di suggerire a coloro che bevono vino con moderazione di smettere di farlo”.
È un’istituzione scientifica che nasce dalla volontà di alcuni accademici e esperti italiani che hanno compreso come sia necessario lavorare in modo continuativo su questo tema, sottolineando come in Italia il consumo moderato di vino sia strettamente legato all’alimentazione, in quanto parte integrante della dieta mediterranea, come ampiamente certificato da diversi studi scientifici pubblicati su testate internazionali di alto profilo. Oltre al Presidente dell’Istituto, il Prof. Luigi Tonino Marsella, l’Istituto si avvale dell’expertise di alcuni autorevoli esponenti del mondo scientifico quali Laura Di Renzo Roma Università Tor Vergata, Silvana Hrelia e Marco Malaguti Università di Bologna, Luigi Bavaresco, Università Cattolica di Piacenza, Elisabetta Bernardi, Università di Bari, e Attilio Giacosa, Policlinico di Monza. L’istituto nasce per studiare la relazione fra vino, alimentazione e salute, divulgare i risultati di studi e ricerche, stimolare approfondimento, confronto e partecipazione.