RAVENNA – Più di metà delle coltivazioni delle Cooperative Agricole Braccianti (Cab) della provincia di Ravenna sono sommerse dall’alluvione, per un totale di oltre 6mila ettari, ovvero 60 chilometri quadrati. Un’estensione di cui è difficile dare un’idea: per fare un paragone, si tratta di quasi 9mila campi da calcio.
Sono enormi i danni subiti dalle sette Cooperative Agricole Braccianti (Cab) della Provincia di Ravenna (Massari, Fusignano, Agrisfera, Terra, Comprensorio Cervese, Campiano, Bagnacavallo e Faenza). Distrutte le colture estensive come grano, orzo, girasole, mais, erba medica. Stessa sorte per le orticole: pomodori, fagiolini, barbabietole, cipolla. Sommersi frutteti, vitigni e vivai di fragole e asparagi. Inoltre, sono stati allagati diversi edifici e strutture; 2 centri aziendali a Bagnacavallo; la sede, l’agriturismo, la stalla e il biodigestore della Massari.
Un disastro di dimensioni tali che mette a rischio il lavoro degli oltre 600 soci e dipendenti.
Ma nonostante le difficoltà, le Cooperative agricole braccianti (Cab) hanno dimostrato solidarietà e senso civico, offrendo il loro aiuto alle istituzioni e alla popolazione.
E nota la storia di Cab Terra che ha acconsentito al taglio dell’argine per sgravare il canale, che rischiava di fare risalire le acque sino all’abitato di Piangipane e Santerno, oltre al rischio di allagare la zona dell’area industriale ed entrare a Ravenna, allagando 200 ettari propri.
Anche Cab Massari ha alconsentito all’inondazione controllata di parte dei suoi terreni per alleggerire la pressione sull’area industriale di Conselice. Ha inoltre messo a disposizione mezzi, uomini e materiali per il Consorzio di Bonifica, la Protezione civile, i Vigili del fuoco e il Comune.
Cab Comprensorio Cervese ha fornito tubazioni alla Protezione civile.
Agrisfera ha fornito al Comune di Sant’Agata un trattore, un mezzo telescopico e molti volontari. Ha anche rinforzato un argine a Mandriole che minacciava di cedere, salvando Sant’Alberto e Mandriole dall’evacuazione. Di fianco a Voltana il Destra Reno è stato tagliato dal Consorzio di bonifica così come lo scolo Menate, esondando 500 ettari ed evitando altre rotture del Destra Reno in zone più critiche.
«Il segno d’attenzione garantito dal Governo con l’emanazione in tempi rapidi del primo decreto d’emergenza è positivo — dice il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi —, ma noi riteniamo che si debba e possa fare di più. Ad esempio pensiamo che si debba creare un Tavolo per la ricostruzione, in grado di attivare l’accesso alle risorse del PNRR, destinando quelle ad oggi non utilizzate alle imprese. Occorre inoltre che venga definito un Piano per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio. Abbiamo fretta, perché temiamo che, una volta spente le luci delle telecamere, ci si dimentichi della Romagna, come in Italia capita troppo spesso. Non lo meriterebbero le persone, tra cui tantissimi giovani, che in questi giorni tutti abbiamo ammirato per come si sono rimboccate le maniche con dignità assoluta. Ci sono settori come quello agricolo ed agroalimentare, fondamentali per l’economia italiana e per l’export, che andranno ricostruiti. Così come una rete di servizi che è messa in discussione. Per questo servono risposte chiare e trasparenti. Le prime sono arrivate, non basteranno, ma da oggi siamo più fiduciosi».
«I terreni delle CAB — dice il responsabile di settore di Legacoop Romagna, Stefano Patrizi — essendo frutto anche di bonifiche sono particolarmente vulnerabili a questo tipo di fenomeni. L’allagamento delle terre delle CAB ha contribuito a contenere, come si è visto per esempio con Cab Comprensorio Cervese e Cab Fusignano, le esondazioni verso i centri abitati. Un fenomeno utile ma aziendalmente devastante di cui la comunità dovrebbe riconoscere il valore vitale. Per le Cab infatti l’alternativa alla messa in sicurezza idrogeologica del territorio è il riconoscimento sistematico del rischio per i terreni».