CESENA – “Il 50% circa dell’intera area produttiva della filiera dei foraggi è stata colpita dall’alluvione, non meno di 40mila ettari sono stati danneggiati per un danno economico che, calcolato in base ai parametri del ministero dell’Agricoltura, non è inferiore a 80 milioni di euro. Se pensiamo che AIFE/Filiera Italiana Foraggi rappresenta il 90% della filiera si fa presto a comprendere la portata di questa tragedia anche per il nostro settore”.
È un quadro ancora approssimativo quello delineato da Gian Luca Bagnara, presidente di AIFE/Filiera Italiana Foraggi nel pieno di un’emergenza ben lungi dal vedere la fine.
“La nostra è una filiera ad alto valore aggiunto che dovrà fare i conti non solo con la produzione dei foraggi e dell’erba medica in particolare, ma anche con quella delle sementi che vengono coltivate durante l’estate – puntualizza Bagnara – per non parlare dei mesi e degli anni a venire: altri problemi si manifesteranno con la difficoltà degli agricoltori a entrare nei campi, con la necessità di rinnovare gli impianti, bonificare il suolo con interventi mirati a garantirne la riossigenazione, riseminare per far ripartire le coltivazioni. Non è quindi azzardato affermare che da questo punto di vista anche il 2024 sarà un anno fortemente compromesso. Non dimentichiamo poi che rispetto ai nostri associati, dopo il primo taglio di erba medica che si è concluso nelle ultime settimane, l’inevitabile scarsità di foraggio che caratterizzerà i tagli dei prossimi mesi costringerà gli impianti di disidratazione e essicazione a ridurre l’attività pur in presenza di costi fissi che rimarranno inalterati. Non solo. Le tante aziende zootecniche situate in collina dove le frane rendono inagibile l’accesso sono alle prese con un dramma nel dramma: quello di non riuscire a garantire al bestiame la razione alimentare anche per la scarsità di prodotto disponibile. Tutto questo avrà inevitabilmente un impatto sui mercati che potrà solo essere negativo. Abbiamo davanti uno scenario tutto da costruire – sottolinea il presidente AIFE/Filiera Italiana Foraggi – e al momento, attraverso la collaborazione di tutti i nostri associati, possiamo solo raccogliere le informazioni più puntuali e georeferenziate di tutta la filiera che trasmetteremo tempestivamente alle istituzioni e agli enti preposti per definire le azioni da intraprendere”.
Intanto nei giorni scorsi un grande e meritato risalto è stato riservato alla decisione di Fabrizio Galavotti, presidente della cooperativa di Ravenna C.A.B. Ter.Ra., che per salvare la città dall’inondazione ha dato il via libera alla Protezione civile di allagare 200 dei 2000 ettari di terreno coltivati anche a foraggi e erba medica. “Un gesto che fa onore a uno dei nostri associati – sottolinea il direttore di AIFE/Filiera Italiana Foraggi, Riccardo Severi – perché diversamente tutta Ravenna sarebbe stata sommersa. Si calcola che il danno che C.A.B. Ter.Ra. ha subito con questa inondazione volontaria sarà abbondantemente superiore a 1 milione di euro. Un sacrificio certo non calcolato ma dettato da un senso di responsabilità e di amore per la popolazione e la città che nessuno, a Ravenna, dimenticherà”.
I 30 impianti di disidratazione ed essicazione associati ad AIFE/Filiera Italiana Foraggi producono mediamente ogni anno 1 milione di tonnellate di foraggi; l’Associazione copre circa il 90% della filiera a livello nazionale e fattura una cifra vicina a 450 miliioni di euro/anno. Circa il 60% della produzione segue la via dell’export e con l’indotto dà lavoro a oltre 13mila persone. Numeri che anche in questo caso danno l’immagine delle dimensioni della tragedia che ha colpito la Romagna.