ROMA – Occorrono risorse adeguate e misure strutturali per tutelare l’agricoltura italiana, doppiamente penalizzata dall’aumento degli eventi climatici estremi e dalla crescita smisurata dei costi di produzione, come certifica anche l’Istat, che registra nel 2022 un calo del valore aggiunto dell’1,8% e una flessione della produzione dell’1,5% nel settore. Così Cia-Agricoltori Italiani, commentando i dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica.
“Mentre le imprese agricole subiscono un innalzamento dei prezzi alla produzione senza precedenti (+17,7% nel 2022), dall’altro continuano a subire gli effetti della crisi climatica, tra bombe d’acqua e siccità -ricorda il presidente di Cia, Cristiano Fini- con un incremento di cinque volte delle perdite di raccolto di frutta e verdura. Oggi ormai i fattori climatici, da soli, spiegano tra il 20% e il 49% delle fluttuazioni del rendimento agricolo”.
Per questo, secondo Fini, “da un lato il Governo deve mettere sul tavolo interventi organici per snellire realmente il carico economico sulle aziende agricole, che sono la dispensa del Paese, dalla riduzione della pressione fiscale alla semplificazione burocratica. Dall’altro, per far fronte all’emergenza clima, bisogna accelerare sull’Agricoltura 4.0; puntare sulle tecniche di miglioramento genetico, iniziando subito la sperimentazione in campo; dare finalmente al Paese una legge nazionale contro il consumo di suolo e, contro una siccità ormai strutturale, creare una rete di piccoli invasi ‘smart’ sotto il profilo tecnologico e amministrativo e diffusi sul territorio”.
Solo così, conclude il presidente di Cia, “si salva un settore chiave per l’Italia, non solo per l’approvvigionamento alimentare, ma anche per la tenuta dei territori e delle aree rurali e per lo sviluppo delle agroenergie”.