FIRENZE – Apertura dell’Anno Accademico per l’Accademia Italiana della Vite e del Vino, stamani all’Auditorium di Sant’Apollonia a Firenze. L’inaugurazione del 74esimo anno accademico dell’Ente fondato il 30 luglio 1949 a Siena (città dove ha avuto sede per moltissimi anni) con lo scopo di promuovere studi, ricerche e discussioni sui maggiori problemi concernenti la vite ed il vino, compreso l’insegnamento, è avvenuto sotto la presidenza del professor Rosario Di Lorenzo subentrato al professor Antonio Calò alla guida per 20 anni.
Una sede simbolica, quella scelta, grazie alla volontà della Regione Toscana e in particolare della Vicepresidente Stefania Saccardi che ha sostenuto questo evento con l’obiettivo di riportare in Toscana la centralità di questa Istituzione nata proprio a Siena. «Siamo felici che l’Accademia sia in Toscana e che la storia e le competenze di cui è custode sono oggi particolarmente preziose per la Regione e per il Paese nel momento dei cambiamenti climatici e della presenza di problematiche fitosanitarie che possono mettere a rischio il patrimonio vitivinicolo – così la Vicepresidente della Regione Toscana, Stefania Saccardi – Come Regione siamo felici di collaborare con l’Accademia che riteniamo una eccellenza e un valore nel settore più importante per la nostra agricoltura»
Nel suo intervento il Presidente Rosario Di Lorenzo ha voluto prima di tutto ringraziare il Consiglio uscente e il suo Presidente, Prof. Antonio Calò. Poi Di Lorenzo ha tenuto a ricordare il ruolo dell’Accademia, come fece il Prof. Giovanni Dalmasso, primo presidente dell’AIVV nel suo discorso inaugurale del 1950: «Troppe volte si è lamentato che in Italia manchi un centro che costituisca, per così dire, il cervello della viticoltura e dell’enologia italiana… Tale centro vuole essere appunto l’Accademia della Vite e del Vino».
Tra gli impegni che il nuovo corso dell’Accademia vuole portare avanti nel proprio mandato, quello di «dotare l’Accademia di una sede identitaria» e «garantire per l’Accademia un’adeguata, e certa nel tempo, disponibilità finanziaria a sostegno delle attività poste in essere e che si intendono programmare». Tra i punti da affrontare anche quello di «assicurare piena e ampia operatività ai diversi gruppi di lavoro costituiti in seno all’AIVV» e «dotare l’Accademia di un efficace e moderno sistema di comunicazione», oltre a «incentivare il coinvolgimento e la partecipazione di giovani alla vita accademica» e «promuovere e sostenere attività di alta formazione». In sostanza Di Lorenzo ha sottolineato la necessità di «una visione più moderna dell’Accademia che sappia trasformare il modello attuale verso una forma organizzativa e operativa sempre più presente e diffusa sul territorio».
Il futuro del vino nell’era della sostenibilità, la prolusione del Presidente di OIV, il Prof. Luigi Moio. A parlare di futuro del vino è stato, nella sua prolusione, Luigi Moio, presidente dell’Oiv (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino), professore ordinario di Enologia alla Facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, accademico. «L’attuale viticoltura italiana – ha detto – è destinata a perdere qualità e mercati se non mette a punto nuove strategie per un futuro di una nuova crescita ed affermazione a livello internazionale anche alla luce delle straordinarie ed esclusive potenzialità offerte dal comparto vitivinicolo del nostro bel Paese».
Secondo Moio «un primo aspetto da considerare è il cambiamento climatico. Ma fortunatamente su questo punto abbiamo un vantaggio naturale. I nostri vitigni storici sono quasi tutti tardivi, ossia caratterizzati da un ciclo vegetativo lungo, per cui non soffrono molto per un eventuale aumento della temperatura media annuale. Anzi. Alcuni di loro potrebbero addirittura avere dei vantaggi con un miglioramento notevole del potenziale enologico. E di conseguenza con l’ottenimento di vini maggiormente espressivi dei luoghi di origine. I nostri vini ottenuti dai vitigni italici hanno un vantaggio competitivo enorme».
Poi ha continuato il presidente di OIV, «un secondo punto è l’enorme crescita della sensibilità ambientale nella società. Problematiche come agricoltura verde, ossia un’agricoltura “pulita” e “pura” nei confronti dell’ambiente pedoclimatico, della pianta, degli addetti ai lavori e di conseguenza dei consumatori non sono più rinviabili. Con scelte lungo tutta la filiera vitivinicola, dall’uva alla bottiglia. Lo stesso discorso vale in cantina dove tematiche come “ecowinery” ed una enologia che è possibile definire “leggera” ossia una sorta di “milde-enology” sono concetti non più procrastinabili».
Infine, ha concluso Moio, «soprattutto in questa fase particolare che ci ha completamente sconvolti e confusi, è necessario dare ancora più forza all’enoturismo. Le cantine, sono dei potenziali porti attrattori, bisogna per questo continuare a metterle in rete in modo ordinato e organizzato allo scopo di creare tutte le condizioni per poter fare una buona accoglienza. Portare gli appassionati sui luoghi di produzione è fondamentale perché il vino non lo si comunica se non si ci si guarda negli occhi».
L’Accademia Italiana della Vite e del Vino tra i propri membri annovera docenti universitari, il meglio dei ricercatori italiani in campo vitivinicolo, i titolari delle maggiori imprese del settore e gran parte di coloro che, sotto diversi aspetti, contribuiscono alla esaltazione nell’ambito sociale, artistico e letterario delle denominazioni e dei vini di alta qualità.
L’Accademia è collegata al Ministero dei Beni Culturali ed al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e delle Foreste. L’attività si svolge in “tornate” a carattere itinerante con eventi organizzati insieme a visite conoscitive di specifiche realtà produttive. Questo ne consente la divulgazione e valorizzazione in Italia e all’estero. AIVV assegna il premio “Arturo Marescalchi” per celebrare la memoria del suo primo presidente onorario. Oltre al premio internazionale di vinicoltura “Giovanni Dalmasso” in memoria del suo presidente fondatore e il premio “Pier Giovanni Garoglio”, in ricordo dell’illustre studioso che è stato per diversi anni suo presidente.