VERONA – Spazi ventilati e climatizzati, box ampi dedicati, alimentazione studiata ad hoc per la crescita. Nel Basso Veronese, a Cologna Veneta, c’è una stalla che coccola i vitelloni, pensata per aiutarli ad ambientarsi nella prima fase di ristallo e ridurre i fattori di stress. Il risultato? Si alzano le difese immunitarie e la resistenza ad eventuali patogeni, migliorando il benessere animale e riducendo così l’utilizzo di antibiotici.
La stalla è stata inaugurata nei giorni scorsi e a parlare con entusiasmo del progetto è Giulia Agostini, 28 anni, terza generazione di allevatori di bovini da carne e nipote di Piergiorgio, vicepresidente del settore di Confagricoltura Verona. “Da tempo c’era la volontà di realizzare un posto dedicato con le caratteristiche per curare al meglio gli animali in questa fase delicata – spiega la giovane, laurea triennale in economia aziendale, cresciuta a tu per tu con l’allevamento creato dalla famiglia oltre 40 anni fa -. I vitelloni, di età tra 8 e 12 mesi, arrivano dalla Francia e hanno bisogno di un periodo di ambientamento per i primi 50 giorni. Per molti anni questa fase la facevamo in conto terzi, ma abbiamo pensato che era arrivato il momento di farla in proprio per completare il ciclo.
Così abbiamo ricavato questo spazio da 350 posti, dove i vitelloni potranno godere di cure personalizzate nell’alimentazione, nell’abbeveraggio e pure nelle terapie vaccinali. In questo modo gli animali stanno meglio e questo ci consente anche di ridurre gli antibiotici, perché si alzano le difese immunitarie. Mettere in pratica azioni che permettono al bovino di stare bene e di alimentarsi in maniera adeguata è un investimento e un impegno, ma dà un ottimo riscontro nelle rese, nella sanità e nella qualità della carne”.
Oltre alla nuova stalla, l’azienda della famiglia Agostini conta su altri due allevamenti, per un totale di circa 1.400 posti. “Non ci interessa fare grandi numeri – spiega Giulia Agostini -, ma lavorare con criteri che ci portino a risultati ottimali. Curare al meglio il benessere animale è una pratica che tutto il settore dovrebbe seguire: non solo in osservanza alle normative italiane ed europee, ma anche per sfatare le idee sbagliate che l’opinione pubblica ha di questo settore. Dobbiamo far vedere che esistono realtà che hanno sviluppato tecnologie e ambienti all’avanguardia, dove gli animali vengono accuditi e curati nel migliore dei modi”.
Il settore dei bovini da carne arriva da anni di stravolgimenti: il Covid e il conflitto in Ucraina hanno fatto impennare i prezzi delle materie prime. “Negli ultimi mesi la situazione si è un po’ normalizzata, anche se non si tornerà più alla situazione pre Covid – dice la giovane imprenditrice -. La sfida per noi allevatori è che la carne che produciamo venga valorizzata e apprezzata sia dal canale Horeca, sia dai consumatori. Tutta la filiera della carne bovina deve essere sostenibile a livello economico e sociale, dalla Francia all’Italia, e venga riconosciuto un lavoro basato su standard elevati sia a livello culturale che economico. Io voglio proseguire nel percorso tracciato dall’azienda in tanti decenni, una palestra professionale dove ho imparato la cura per gli animali e che a vincere è sempre il lavoro di squadra”.
Il Veneto resta il maggior produttore nazionale di carni rosse. Secondo Veneto Agricoltura in regione ci sono oltre 6.000 allevamenti, con Verona prima provincia di produzione seguita da Padova, Treviso, Vicenza, Rovigo, Venezia e Belluno. La carne bovina rappresenta circa il 30% del valore medio della spesa domestica nel settore carni e quella del Veneto, specializzato nella scottona e nel vitellone, è particolarmente richiesta anche dalla ristorazione, in quanto ritenuta pregiata per la morbidezza e il sapore.