ROMA – I dati di un rapporto OCSE del 2019 stimano che il valore delle merci contraffatte rappresentino oltre il 3,3% del commercio mondiale, con un valore equivalente di centinaia di miliardi di dollari. Le conseguenze per marchi e imprese, governi e consumatori sono quindi estremamente serie. Il sistema del Made in Italy sta già da tempo facendo i conti con le ricadute negative di questo fenomeno. Ad esempio, a ottobre 2022 la Coldiretti stimava in 120 miliardi di euro il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo. Marco De Bernardin, Associate Managing Director e Head of Forensic Investigations and Intelligence practice in Italia di Kroll, traccia una analisi del fenomeno in Italia.
Gli impatti negativi del fenomeno sono molteplici e vanno a toccare più o meno direttamente un ampio numero di soggetti.
Pensiamo ad esempio al settore della moda o dell’agroalimentare. Un afflusso di prodotti contraffatti sul mercato può causare la perdita di fiducia in un marchio da parte dei consumatori che potrebbero decidere di orientarsi verso beni prodotti da concorrenti, o peggio ancora, nel caso di farmaci, cosmetici o beni alimentari contraffatti, subire danni fisici di più o meno grave entità. Oltre a colpire la reputazione di un’azienda e il suo fatturato, gli effetti negativi del commercio illecito si ripercuotono al di là della singola azienda, in quanto privano i governi di potenziali entrate derivanti dall’imposta sulle imprese e dall’IVA. Appare quindi evidente la necessità di contenere la diffusione del commercio illecito e delle merci contraffatte. Tuttavia, una soluzione efficace per combattere questo tipo di attività è stata finora sfuggente.
Chiaramente la collaborazione tra operatori privati e forze dell’ordine rappresenta la migliore risposta al fenomeno.
Ad esempio, se da un lato il settore privato riesce a reagire rapidamente e sostenere indagini ad ampio respiro rispetto a un singolo ramo delle forze dell’ordine, dall’altro difetta dell’elemento essenziale, ovvero la possibilità di perseguire e reprimere. Rimane aperta la via di un’azione civile, ma questa può essere dispendiosa e richiedere tempistiche lunghe con esiti incerti.
Quando il settore pubblico e privato, comprese le forze dell’ordine e la magistratura, combinano i loro sforzi, è invece possibile ottenere risultati significativi in termini di contrasto al fenomeno. In tal senso la lotta contro i reati di tipo informatico ha dimostrato che la collaborazione tra pubblico e privato e il coordinamento a livello europeo può portare notevoli vantaggi. Si pensi ad esempio agli incoraggianti risultati ottenuti dalla European Public Prosecutor Office o dall’OLAF.
La collaborazione deve inoltre avvenire anche tra i concorrenti che operano nello stesso segmento di mercato. Dopotutto, molte aziende e marchi si trovano di fronte alle medesime difficoltà quando le proprie merci contraffatte sono spesso vendute insieme ai prodotti contraffatti dei loro concorrenti.
Come si inserisce l’investigatore privato in questo scenario?
In un contesto che mira ad unificare gli sforzi investigativi e di contrasto, possono insorgere delle problematiche relative alla definizione degli obiettivi da perseguire o al coordinamento necessario per estendere le attività investigative in diverse aree geografiche.
In tali circostanze, uno dei ruoli principali della squadra investigativa ingaggiata sarà quello di mantenere l’attenzione del cliente focalizzata sugli obiettivi, attraverso strategie mirate volte all’azione civile o penale contro gli attori malevoli, e di assisterlo nelle attività di supporto al contenzioso.
Ancora più importante, gli investigatori esperti possono porsi come punto di contatto per la trasmissione di elementi informativi e prove di illeciti alle forze dell’ordine.
Ma forse l’elemento di maggiore interesse è la capacità di alcune realtà investigative strutturate e a respiro internazionale di poter elaborare strategie investigative complesse che permettano di mappare le catene di approvvigionamento delle organizzazioni criminali e identificare come operano e chi sono i responsabili e, soprattutto, produrre le prove necessarie per qualsiasi azione legale successiva.
È questa identificazione della radice del problema che è unica. Gli investigatori hanno spesso accesso a diversi strumenti analitici e informativi, banche dati e reti internazionali che le agenzie di contrasto nazionali/locali e le imprese private non hanno, consentendo di produrre un’immagine più chiara degli autori e del modo in cui operano e di concentrare lo sforzo di disruption in modo efficiente e mirato al raggiungimento dei migliori risultati.