ROMA – “Esprimiamo grande soddisfazione per l’odierno voto del Parlamento Europeo, che a larga maggioranza ha escluso gli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali, scongiurando il rischio che venissero equiparati, a livello di inquinamento e di emissioni in atmosfera, alle grandi industrie dell’Unione Europea”.
Lo afferma il presidente della Copagri Tommaso Battista, ad avviso del quale “è ora necessario vigilare e tenere alta l’attenzione in vista dei triloghi, che tra poche settimane vedranno impegnati la Commissione Europea e il Consiglio UE”.
“Ringraziamo tutti gli europarlamentari che hanno accolto il nostro accorato appello volto a tutelare la zootecnia nazionale e che hanno così riconosciuto il fondamentale e imprescindibile ruolo svolto dagli allevamenti in relazione alla tutela idrogeologica del territorio, alla difesa dell’ambiente e della biodiversità e al contrasto allo spopolamento delle aree interne e rurali del Paese”, prosegue Battista, ricordando che “il settore è già da tempo in prima linea per mettere in pratica gli obiettivi comunitari in materia di riduzione delle emissioni di gas serra e di contrasto all’inquinamento”.
“Non si può pensare di equiparare le emissioni delle grandi industria con quelle degli allevamenti bovini, in quanto il rischio concreto è quello di andare a incidere ulteriormente sulla redditività di un settore di fondamentale importanza per l’economia e per l’agroalimentare nazionale, che sconta già notevoli difficoltà, a partire dai noti incrementi record dei costi di produzione e dell’energia”, rimarca il presidente.
“E’ bene ricordare che il Primario è l’unico settore produttivo che oltre a generare gas serra, contribuisce sensibilmente al loro assorbimento”, aggiunge Battista, evidenziando inoltre che “sono sempre più numerosi gli autorevoli studi scientifici e accademici dai quali emerge con chiarezza come il contributo della zootecnia in materia di inquinamento sia sensibilmente più contenuto di quanto si pensi, tanto che nel decennio 2010-2020 il comparto non solo abbia notevolmente ridotto le proprie emissioni, ma sia addirittura andato in negativo, finendo cioè per sottrarne dall’atmosfera ben 49 milioni di tonnellate”.
“Sempre guardando ai numeri, giova ricordare che l’Italia contribuisce ad appena l’1% delle emissioni mondiali di anidride carbonica, pari complessivamente a circa 400mila tonnellate; di questa cifra, appena il 5% deriva dall’attività zootecnica e, in generale, dal Primario, con una incidenza sensibilmente inferiore alla media comunitaria dell’11-12%”, conclude il presidente della Copagri.