ROMA – Abbiamo fermato in Europa la norma ammazza stalle, con la decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali che salva un settore cardine del Made in Italy.
E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel rivendicare la decisione del Parlamento Europeo che ha votato con la maggioranza di 367 voti a favore l’esclusione dei bovini e lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame. Un testo che – sottolinea Prandini – va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato su questo una campagna di sensibilizzazione in Italia ed in Europa
Il testo boccia la proposta della Commissione europea di ampliare le attività coperte dalla direttiva agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, la quale – sottolinea Prandini – avrebbe portato alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare ed il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione. O, ancora peggio – denuncia Prandini – di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici.
Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, – continua il presidente della Coldiretti – sarebbe stato ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa.
“Siamo riusciti a fermare un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che avrebbe avuto impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali” afferma Prandini nel sottolineare che “ora l’esclusione dovrà essere consolidata dopo i negoziati che si apriranno con il Consiglio Ue”.
La scelta di non gravare con ulteriori oneri sugli allevamenti di suini e pollame – conclude Prandini – va a riconoscere gli sforzi che gli allevatori italiani stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici.