BOLOGNA – Istituire un sistema unico di certificazione, riorganizzare l’apparato di vigilanza, rendere effettiva la cooperazione con e fra le Autorità competenti e tanta innovazione digitale e semplificazione. Questi i punti chiave che FederBio pone al centro della proposta di riforma del sistema di certificazione di settore trasmessa al Sottosegretario D’Eramo e agli assessori regionali all’agricoltura. È essenziale puntare anche sulla formazione degli operatori e sull’utilizzo di piattaforme di scambio e validazione di dati e informazioni. Ulteriori aspetti di rilievo per un sistema di certificazione efficace, a garanzia della filiera bio e dei cittadini, sono, secondo la Federazione, tariffari unici approvati dallo Stato e una chiara ripartizione di responsabilità tra operatori e organismi di certificazione.
In un contesto di mercato che vede i consumi di prodotti biologici in competizione con altre dichiarazioni di sostenibilità non sorrette da certificazioni in ambito pubblico, risulta ancora più importante per il settore disporre di un sistema di certificazione trasparente e affidabile che consolidi la fiducia dei cittadini.
Per FederBio occorre puntare su un sistema di certificazione che sia basato su procedure e metodologie uniche e non lasciate alla discrezionalità dei molti organismi di certificazione che attualmente operano senza un coordinamento e uno scambio di informazioni tempestivo ed efficace anche sulla medesima filiera.
“Il rilancio dei consumi bio non può prescindere da una significativa riforma del sistema di certificazione che consolidi e accresca la fiducia dei cittadini. – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – Occorre puntare sull’innovazione digitale per garantire tracciabilità e trasparenza verso i consumatori e semplificazione degli adempimenti per le imprese e, in particolare, per gli agricoltori che fanno sempre più fatica a far fronte al carico burocratico del sistema di certificazione.”
“Questa riforma va inserita nel Piano d’azione nazionale per il biologico come tassello essenziale a sostegno della transizione ecologica e per centrare l’obiettivo del 25% di SAU biologica entro il 2027- dichiara Paolo Carnemolla, Segretario Generale FederBio – Il biologico necessita di un sistema di certificazione efficace e imparziale, senza costi aggiuntivi che inciderebbero inevitabilmente sul prezzo finale dei prodotti, continuando a far pagare ai cittadini la burocrazia e le inefficienze del sistema. Lo Stato deve quindi delegare il percorso di certificazione a organismi in grado di garantire la massima uniformità, trasparenza e tracciabilità delle attività”.