ROMA – “Le ripetute dichiarazioni di stato d’emergenza per evenienze ambientali sono doverose, anche se ristorano realmente solo il 10% dei danni subiti dalla popolazione, ma sono anche un’evidente sconfitta per la politica, che deve disegnare il futuro del Paese. Perciò affidiamo massima fiducia alla Premier, Giorgia Meloni, che si è impegnata in prima persona con il suo Governo nella definizione di un piano nazionale di prevenzione idrogeologica. Noi siamo pronti a collaborare”.
A dichiararlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Quanto annunciato dalla Presidente del Consiglio costringerà finalmente a superare la politica delle mere affermazioni di principio, che accompagnano i disastri di origine naturale. I nostri Piani Invasi e per l’Efficientamento della Rete Idraulica sono a disposizione di un Paese sempre più minacciato dalla crisi climatica. Per questo c’è bisogno di un piano nazionale di manutenzione straordinaria del territorio, di nuove infrastrutture come quelle previste dal Piano Laghetti e di una forte accelerazione sull’ innovazione, che è nelle corde dei Consorzi di bonifica e del Paese” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, commentando i dati del report settimanale, redatto dall’Osservatorio sulle Risorse Idriche.
Come attestato dal CMCC (Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici), infatti, l’area del Mediterraneo va caratterizzandosi sempre più per essere un “hotspot” del cambiamento climatico e del riscaldamento globale, con una temperatura marina fra i 28 ed i 30 gradi, cioè almeno 5 gradi più della norma, come si registra da mesi ed è il motivo, per cui da fine Agosto 2022 si sono susseguiti eventi via via sempre più violenti: tra i più significativi, l’alluvione delle Marche, il ciclone Poppea, i tre Medicane tra Gennaio e Marzo 2023, le alluvioni in Emilia Romagna dello scorso Maggio fino ad arrivare ai recenti “downburst” e chicchi di grandine delle dimensioni di palline da tennis.
Quasi tutte le regioni settentrionali stanno richiedendo lo stato d’emergenza per il maltempo che, oltre a danni per svariate decine di milioni di euro, ha provocato anche vittime umane: in Lombardia i venti hanno toccato i 108 chilometri orari a Milano e sono caduti, in poche ore, oltre 60 millimetri di pioggia sulla Brianza; in Piemonte, i pluviometri hanno registrato precipitazioni da 35 millimetri d’acqua in un’ora sul novarese; in Veneto, il territorio è stato colpito da violente grandinate; analoghe condizioni si sono verificate in Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e, in misura minore, sulla Liguria, dove è stato il vento a destare le maggiori preoccupazioni con raffiche superiori ai 100 chilometri all’ora.
Nell’Italia centro-meridionale è invece il caldo soffocante a provocare vittime e disagi, favorendo il propagarsi di incendi devastanti: temperature oltre i 40° sono state registrate ovunque con punte superiori ai 45 gradi in Sardegna (48°a Jerzu), in Calabria (46,6°a Bovalino Marina), in Puglia (46,1°a Grumo Appula), Sicilia (47,6°a Catania).
L’immagine dell’Italia di questi giorni, spezzata climaticamente in due, è la testimonianza di quanto affermato dal CMCC ed è in questo contesto che l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche fotografa una situazione idrica fortemente disomogenea.
Al Nord cala il livello del lago Maggiore (28,6% di riempimento), mentre crescono Lario, Benaco e Sebino (questi ultimi due tornati sopra la media del periodo).
In Valle d’Aosta è in aumento la portata della Dora Baltea, abbondantemente sopra la media storica, mentre diminuisce il flusso nel torrente Lys (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta).
Calano i livelli di tutti i fiumi del Piemonte, tra cui solo la Varaita mantiene una portata superiore alla media del mese di luglio; addirittura, la Toce si caratterizza per una portata inferiore all’idricamente disastroso 2022!
Ad eccezione della Magra, in crescita, i fiumi della Liguria si caratterizzano per un andamento stabile dei livelli idrometrici.
In Lombardia, portate in rialzo sono registrate nei fiumi Adda, Serio ed Oglio, mentre decrescente è il livello del Mincio. Nella regione si riduce il deficit idrico (-21,9% sulla media), permettendo di allontanare il timore di una siccità come quella di un anno fa (fonte: ARPA Lombardia).
In Veneto non si registrano sostanziali variazioni per i fiumi Adige, Piave, Brenta; crescono invece Livenza e Bacchiglione.
Sono in calo le portate del fiume Po, praticamente dimezzate rispetto alla media sia nelle rilevazioni piemontesi (a Torino e San Sebastiano, i livelli sono inferiori al siccitosissimo anno scorso!) che lombardo-emiliane; a Pontelagoscuro, il Grande Fiume è sceso ben al di sotto della portata di 450 metri cubi al secondo, considerata il limite minimo per contrastare la risalita del cuneo salino.
In Emilia Romagna, negli ultimi giorni, le perturbazioni hanno toccato maggiormente il versante occidentale della regione con “bombe d’acqua” di quasi 50 millimetri in un’ora (Valsigiara, mm.48,4); in aumento sono le portate dei fiumi Trebbia, Nure, Panaro ed Enza (fonte: Arpae). Si segnala inoltre il superamento del livello massimo nella cassa di espansione “Enza Siap”, mentre gli invasi artificiali nel piacentino (Molato e Mignano), con una disponibilità di 10,76 milioni di metri cubi d’acqua, sono al livello più basso del recente quinquennio, secondi solo al 2022.
In Toscana i fiumi Serchio e Sieve sono in ripresa, mentre Arno ed Ombrone decrescono.
Segno meno per tutti i fiumi delle Marche, fatta eccezione per la Nera, il cui livello resta stabile. Il clima torrido comporta un grande ricorso all’irrigazione, per cui i volumi trattenuti negli invasi sono scesi di oltre 3 milioni di metri cubi d’acqua in 7 giorni, ma restano abbondantemente sopra le disponibilità in anni recenti.
Come previsto, le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno fatto diminuire di ben 5 centimetri, il livello del lago Trasimeno in Umbria, oltrepassando la soglia critica di -120 centimetri sullo zero idrometrico; calano i livelli dei fiumi Tevere e, in minima parte, Chiascio (fonte: Servizio Idrografico Regione Umbria).
Anche i laghi di Bracciano e Nemi, nel Lazio, subiscono rispettivamente un abbassamento di 4 e 3 centimetri. Cresce leggermente la portata del Tevere a Roma, mentre i fiumi Aniene, Fiora, Sacco e Liri si mantengono sui livelli della settimana scorsa.
Restano buone le condizioni dei fiumi in Molise e Campania (Volturno, Sele, Liri- Garigliano)
Infine, le soffocanti temperature di Luglio stanno mettendo a dura prova le regioni meridionali che però, nei mesi scorsi, avevano immagazzinato, negli invasi, un quantitativo di risorsa idrica, tale da affrontare efficacemente anche le grandi richieste di questi giorni: così in Basilicata, in soli 7 giorni, sono stati erogati oltre 13 miliardi e mezzo di litri d’acqua, mentre nel Tavoliere delle Puglie, dove le temperature hanno toccato i 43 gradi, la riduzione dei volumi idrici, presenti nei bacini, supera i 21 milioni di metri cubi.