ROMA – Nella campagna 2022-2023 la Federazione Russa ha esportato un quantitativo record di grano, oltre 45 milioni di tonnellate. Ora, dopo aver fatto saltare l’accordo sul grano dal Mar Nero, le autorità di Mosca garantiscono, anche gratuitamente, le forniture ai Paesi africani.
Sul grano si discute anche a livello europeo e rischia di incrinarsi la solidarietà dell’Unione europea all’Ucraina. Per limitare l’impatto economico dei crescenti flussi in arrivo, la Commissione ha autorizzato in via eccezionale cinque Stati membri (Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania e Slovacchia) a sospendere le importazioni dall’Ucraina fino al 15 settembre. E’ autorizzato solo il transito verso altre destinazioni finali nella UE o fuori dall’Unione.
Durante la riunione del Consiglio Agricoltura della UE, che si è tenuta il 25 luglio, i cinque Stati membri interessati hanno chiesto di prorogare la misura fino a dicembre per le persistenti difficoltà sui mercati interni e per le difficoltà aggiuntive poste dal mancato rinnovo dell’Accordo sul grano dal Mar Nero. La richiesta ha suscitato forti critiche e la presidenza spagnola ha deciso di rinviare ogni decisione.
“Le riserve sono pienamente giustificate – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – La sospensione delle importazioni, accordata in via eccezionale, costituisce a tutti gli effetti una violazione delle regole sul mercato unico. Pertanto, deve avere una durata limitata e non prorogabile”.
Si consideri inoltre che si è registrato un aumento sensibile delle importazioni dall’Ucraina verso altri Stati membri, Italia compresa, con il risultato di far salire le pressioni al ribasso delle quotazioni, in particolare dei cereali.
“Per quanto riguarda, poi, il mancato rinnovo dell’accordo sul grano dal Mar Nero – prosegue Giansanti – è ipotizzabile solo una risposta comune per evitare la destabilizzazione dei mercati, continuando ad agevolare le vendite all’estero dell’Ucraina attraverso i corridoi di solidarietà che hanno dato una valida alternativa alle esportazioni via mare”.
La situazione di incertezza che si è determinata ha spinto al rialzo i prezzi del grano di circa il 10% a livello internazionale. “Una reazione scontata – rileva Giansanti – anche perché la speculazione è sempre pronta a entrare in azione, ma l’andamento dei mercati va seguito con la massima attenzione”.
Secondo i dati diffusi dal Consiglio internazionale dei cereali, la produzione di grano dovrebbe attestarsi a 784 milioni di tonnellate, con un calo di oltre due punti percentuali sulla precedente annata. E il Dipartimento di Stato USA all’Agricoltura ha reso noto che le scorte di grano presso i principali esportatori ammontano a 55 milioni di tonnellate, il livello più basso da dieci anni.