ROMA – “Le notizie di stampa che riguardano lo sfruttamento dei lavoratori agricoli della provincia di Latina sono molto preoccupanti, anche perché dipingono il più importante settore economico locale come un buco nero senza possibilità di miglioramento.” Lo dichiara Giorgio Carra, segretario della Uila Uil di Latina, in merito a nuovi casi di sfruttamento di lavoratori indiani sul territorio pontino denunciati dalla stampa nei giorni scorsi.
“Siamo fermamente convinti che i casi riportati dalla cronaca giornalistica debbano essere affrontati con determinazione dagli organi competenti, agendo con la massima durezza nei confronti dei datori di lavoro e degli intermediari eventualmente coinvolti (caporali o pseudo consulenti). Tuttavia, ci preme ricordare il dovere, spesso trascurato, di proteggere i lavoratori che, in seguito alla pubblicizzazione di queste situazioni, oltre al danno della perdita del posto di lavoro possono anche subire l’espulsione dal territorio nazionale, senza possibilità di recuperare il furto salariale e previdenziale nonché il danno morale e fisico, certamente subito.” “A maggior ragione” insiste Carra “la massima cautela andrebbe utilizzata nel momento in cui vengono tirati in ballo dei minori. La comunità indiana della provincia di Latina, infatti, protegge ed assiste con grande attenzione e rispetto i propri figli minori e, dunque, prima di sottoporli alle luci della ribalta, è opportuno verificare in modo concreto, se si tratti di un caso isolato o, se al contrario, si è in presenza della punta di un iceberg di cui non abbiamo avuto consapevolezza e di cui va prontamente informata l’autorità giudiziaria per le opportune verifiche”.
“Sono trascorsi sei anni dall’emanazione della Legge n. 199/2016 per il contrasto allo sfruttamento in agricoltura, 5 dal Piano nazionale anti-caporalato in cui sono stati stanziati e spesi decine di milioni di euro e 4 dalla Legge regionale sperimentata direttamente in provincia di Latina. Riteniamo che i tempi siano maturi per avere riscontri obiettivi ufficiali dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura nel territorio pontino, sicuramente più efficaci delle denunce spot a delimitare gli effettivi contorni di un fenomeno, esistente ma non esclusivo di un settore in cui esistono moltissime aziende sane. A questo proposito” conclude Carra “sarebbe auspicabile che le associazioni datoriali Coldiretti, Confagricoltura e Cia esprimessero la loro netta contrarietà allo sfruttamento e al caporalato, salvaguardando la reputazione del sistema imprenditoriale agricolo che rispetta i contratti e le regole”.