BERGAMO – Le vacanze estive hanno permesso, come sempre, di accendere i riflettori sulla tradizione gastronomica e agroalimentare del nostro paese, in relazione alla quale l’agricoltura biologica sta occupando da anni un posto rilevante. A questo proposito, nelle scorse settimane Confai ha analizzato i dati riferiti alle tendenze in atto nel comparto bio a livello locale e nazionale.
“I dati recentemente diffusi mostrano una rassicurante continuità nel processo di crescita delle superfici coltivate con metodo biologico, ma nel contempo i mercati stanno mostrando una certa frenata nel trend dei consumi. È peraltro ancora presto per stabilire se le misure previste nel Piano Strategico della Pac potranno portare nuovi stimoli al settore”: con queste parole Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia, aderenti a CAI Agromec, ha commentato la diffusione del rapporto pubblicato nelle scorse settimane dal Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica (Sinab).
La crescita delle superfici avviene ad un ritmo del 7,5% annuo a livello nazionale, il che rende potenzialmente raggiungibile – como sottolinea il sito specializzato in sviluppo rurale PianetaPsr – il target del 25% di superficie bio entro il 2030, fissato dall’Unione Europea.
“In Lombardia la crescita in termini di superfici risulta quasi perfettamente allineata con la tendenza nazionale, essendo pari al 7,1% all’anno secondo i dati contenuti nel rapporto Bio in cifre 2023”, fa notare Enzo Cattaneo, segretario provinciale di Confai Bergamo. “Quel che è certo è che i consumi sono virtualmente in calo su tutto il territorio nazionale considerando che, come già avevamo potuto avvertire dale anticipazioni Ismea dello scorso mese di maggio, il fatturato globale del settore cresce ad un tasso dello 0,5% annuo, un dato che diventa evidentemente negativo scontando l’effetto inflazionario generale”.
Ad ogni modo, i dati mostrano che, fino ad ora, il rallentamento delle vendite non ha ancora avuto ripercussioni sul numero di coloro che scelgono di entrare in questo comparto, considerando che gli operatori hanno superato in Lombardia la soglia delle 3.200 unità, di cui l’8,4% attivi in provincia di Bergamo.