BARI – Invasione sul Gargano di lupi e cinghiali che nel giro di dieci anni sono raddoppiati mettendo a rischio non solo le produzioni agroalimentari, gli animali nelle stalle e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita stessa di agricoltori e automobilisti, come testimoniato dai frequenti incidenti stradali, ma cresce anche la preoccupazione per gli attacchi dei lupi durante i cambi turno di notte per l’irrigazione.
A denunciarlo è Coldiretti che a Foggia registra fenomeni assolutamente fuori controllo che stanno esasperando agricoltori e allevatori, con l’ennesima mattanza di animali a Manfredonia sotto l’attacco di un branco di lupi.
“La provincia di Foggia combatte ad armi impari contro i cinghiali che distruggono le coltivazioni e attaccano gli uomini e gli animali allevati, gli storni che azzerano la produzione di olive e distruggono le piazzole, i cormorani che mangiano i pesci negli impianti di acquacoltura, i lupi che aggrediscono e sbranano pecore, mucche e capre, in barba a recinzioni e reti”, denuncia il presidente di Coldiretti Foggia, Mario de Matteo.
Negli ultimi anni la situazione è diventata esplosiva – denuncia Coldiretti Puglia – perché i cambiamenti climatici e l’habitat favorevole offerto dal Parco del Gargano hanno favorito la capacità di adattamento di cinghiali e lupi. Negli ultimi anni si è reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. La resistenza degli agricoltori è al limite – spiega la Coldiretti regionale – è urgente trovare nuove modalità di azione che permettano di organizzare in maniera più efficace un sistema di gestione di questi animali predatori, che non sono più specie in via di estinzione.
Del resto, questa situazione si somma – aggiunge Coldiretti Puglia – ai problemi di sovrappopolamento di numerose altre specie selvatiche, dai cinghiali agli storni, dai cormorani alle lepri, che si moltiplicano in una situazione di assoluta mancanza di adeguate misure di programmazione necessarie per evitare il conflitto con il lavoro agricolo.
I numeri sembrano confermare che il lupo ormai, non è più in pericolo e – sottolinea la Coldiretti – impegnano le Istituzioni a definire un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue come Francia e Svizzera per la difesa dal lupo degli agricoltori e degli animali allevati. Il rischio vero oggi è – denuncia la Coldiretti regionale – la scomparsa della presenza dell’uomo dalle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore.
Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude la Coldiretti Puglia – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città.