ROMA – “A distanza di quasi due anni dai primi casi di infezione di Peste suina africana-PSA, accertati in numerosi cinghiali tra il Piemonte e la Liguria, il virus è purtroppo penetrato negli allevamenti suini della Lombardia, regione nella quale si concentra la gran parte di una filiera che rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello del Made in Italy agroalimentare, con un valore di diversi miliardi di euro e decine di migliaia di lavoratori interessati”.
Lo ha sottolineato il vicepresidente della Copagri Giovanni Bernardini intervenendo all’odierna riunione sulla situazione della PSA, svoltasi al Ministero della Difesa alla presenza, tra gli altri, dei ministri della Difesa Guido Crosetto e dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, durante la quale sono stati illustrati i contenuti della nuova ordinanza del Commissario straordinario alla PSA Vincenzo Caputo.
“A fronte della presenza della PSA in alcuni allevamenti del pavese e di numerosi altri casi sospetti, che fanno seguito ai limitati contagi avvenuti nei mesi scorsi in Campania e Calabria, aree però a bassa presenza di suinicoltori, è fondamentale innalzare il livello di attenzione, così come prevede la nuova ordinanza del Commissario straordinario, mettendo in atto tutte le misure necessarie a fermare l’avanzata di un virus resistente e ad altissima diffusione, che pur non essendo trasmissibile all’uomo, può entrare negli allevamenti in numerosi modi, mettendo a serio rischio la tenuta di un comparto fondamentale per il tessuto agricolo ed economico del Paese”, ha aggiunto il vicepresidente.
“Assodata la scarsa efficacia degli interventi attuati – ha proseguito Bernardini – che non sono purtroppo riusciti a contenere il contagio nonostante i grandi sforzi degli allevatori nell’attuare tutte le misure di biosicurezza indicate, la priorità ora è intervenire con maggiore decisione ed efficacia, anche con l’ausilio dell’esercito, per circoscrivere la PSA e contenere la popolazione dei cinghiali, che ad oggi, secondo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, conta oltre un migliaio di esemplari infetti”.
“Diventa quindi fondamentale reperire un significativo quantitativo di risorse da utilizzare per nuovi interventi di biosicurezza e per contenere i cinghiali, lavorando contestualmente per degli indennizzi da corrispondere a tutti gli allevatori che inevitabilmente saranno danneggiati dall’epidemia e da utilizzare per la sospensione dei mutui e dei pagamenti per tutte le aziende colpite, così come per quelle situate nelle zone di contenimento”, ha suggerito il vicepresidente della Copagri, secondo cui “è importante evitare pericolosi e controproducenti allarmismi mediatici, lavorando a testa bassa per difendere la suinicoltura, comparto nel quale il nostro Paese è fortemente deficitario, con un tasso di autoapprovvigionamento pari al 62% in quantità, e si trova in una posizione in cui esporta 6mila tonnellate a fronte di 80mila tonnellate importate”.