ROMA – «Il carbon farming va considerato una nuova frontiera per il contrasto ai cambiamenti climatici, all’interno dei quali il settore agricolo costituisce uno dei principali attori per gli evidenti impatti sulla produzione e sul reddito e per le forti potenzialità di mitigazione.» così Alessandra Pesce, Direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia, in occasione dell’audizione alla VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei Deputati, dedicata alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, destinata alla certificazione dell’Unione Europea relativa agli assorbimenti di carbonio, svoltasi questa mattina.
Dalla declinazione e implementazione a livello nazionale della PAC alle attività di ricerca per la neutralità climatica (il programma EJP Soil, il progetto C-FARMS e le attività del Nucleo Monitoraggio Carbonio) fino alla messa a punto di nuovi strumenti di contabilizzazione dei crediti generati dall’attività agro-silvo pastorale per un mercato volontario dei crediti, il CREA ha sviluppato metodologie e know-how, messe a disposizione per dare attuazione al Registro pubblico dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale, istituito presso il CREA (art. 45 D.L. 24-2-2023 n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023). Si tratta di uno strumento necessario per una regolamentazione trasparente del mercato dei crediti, realizzati esclusivamente per le pratiche aggiuntive di gestione sostenibile agricola e forestale.
Con tale strumento normativo nazionale l’Italia ha anticipato l’iniziativa comunitaria, indirizzando in modo evidente le scelte e le azioni da intraprendere per il futuro. Nello specifico, la proposta di regolamento della Commissione Europea illustra le pratiche di gestione del suolo e le soluzioni tecnologiche innovative per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, prevedendo l’impiego di 4 criteri (quantificazione, addizionalità e scenari di riferimento, stoccaggio a lungo termine, sostenibilità) per la certificazione degli assorbimenti di carbonio. La necessità di avere un quadro armonizzato, così come definito nella proposta di regolamento deve però tener conto della specificità del Paese e delle peculiarità del territorio/suolo. Inoltre, affinché il sistema possa realmente decollare occorre un’attenta valutazione costi-benefici e iniziative di divulgazione, formazione, informazione, per poter abbracciare la più vasta platea di beneficiari.