BARI – Sono oltre 5 i milioni di ettolitri di vino fermi nelle cantine pugliesi anche per effetto del rallentamento dei flussi verso i grandi canali di commercializzazione europei a causa della guerra in Ucraina e la riduzione del potere d’acquisto dei consumatori.
E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, sulla base dei dati del report Cantina Italia dell’ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole, che denuncia un aumento del 25% delle giacenze di vino DOP salite quasi a 1 milione di ettolitri, per cui si chiedono misure specifiche sia di livello regionale, ma anche iniziative di livello nazionale e comunitario, da concordare con l’intera rappresentanza della filiera, dando seguito alla pianificazione e alla regolamentazione di nuovi impianti con scelte varietali coerenti alle vocazioni dei territori e alle potenzialità commerciali, con il via al catasto vitivinicolo per avere una fotografia reale del settore in Puglia.
Ma la vendemmia 2023 in Puglia – denuncia Coldiretti Puglia – paga anche il conto degli eventi estremi causati dai cambiamenti climatici che hanno caratterizzato il 2023, per cui le quantità risultano in calo di almeno il 25%, secondo una stima Assoenologi, Ismea e UIV per il 2023 con la collaborazione di Masaf e Regioni, ma qualità eccellente. La produzione pugliese – sottolinea la Coldiretti regionale – dovrebbe scendere dunque intorno ai 7.600 milioni di ettolitri. facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Puglia.
“Servono misure per il riequilibrio del mercato come l’attivazione dello schedario vitivinicolo, quale strumento fondamentale conoscitivo delle produzioni regionali”, afferma Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, nel sottolineare la necessità dell’applicazione “degli strumenti di gestione delle DO/IG quali la riduzione delle rese per ettaro delle produzioni a IGP della nostra Regione, l’eliminazione delle deroghe produttive per i vini comuni sopra le 30 Tn, la valutazione della fattibilità di ipotesi di sospensione della concessione delle autorizzazioni per nuovi impianti, ma anche la necessaria applicazione di una misura di distillazione, per alleggerire le attuali giacenze di magazzino e una possibile verifica di una misura per lo stoccaggio”, insiste il presidente Cavallo.
La contrazione dei volumi di vendita – denuncia Coldiretti Puglia – sia sul mercato interno che su quelli esteri, la permanenza di prezzi di commercializzazione dei vini sfusi piuttosto bassi, a fronte del considerevole incremento dei costi di produzione, sta riducendo considerevolmente i margini aziendali, con il serio rischio non solo di mettere in difficoltà le imprese ma di avere una negativa forte ripercussione sui produttori e sulle sorti della campagna vendemmiale in corso.
A questo rischio, inoltre, la Puglia è ancora più esposta – aggiunge Coldiretti Puglia – per proprie motivazioni di natura endogena, nella considerazione che questo aumento non regolato della produzione non sia anche il risultato di erronee scelte fatte nel passato e della scarsa capacità di gestione delle dinamiche del sistema vitivinicolo regionale.
Coldiretti Puglia chiede il sostegno ad iniziative commerciali che vadano a stimolare i consumi oggi rallentati ed in estrema ratio l’attivazione della distillazione d’emergenza per soli vini DOP e IGP per liberare le cantine di vino dell’annata precedente, anche attraverso norme di flessibilità per l’OCM, come l’aumento percentuale di contribuzione sulle singole misure, o la possibilità di modifiche strategiche dei progetti anche con varianti al ribasso per la riduzione dei budget inizialmente previsti.
Ma lo scenario del settore vitivinicolo va analizzato anche alla luce delle preoccupazioni dei consumatori per il ‘carovita’ – conclude Coldiretti Puglia – a seconda dei canali di vendita su cui le diverse strutture di produzione e commercializzazione indirizzano le proprie produzioni.