BARI – Sette ricchissime aree tartufigene dal nord al sud della Puglia, ben 58 località pugliesi in cui insistono insediamenti naturali e aree tartuficole coltivate, un’intera economia, quella della tartuficoltura, da poter sviluppare, con un potenziale per certi aspetti sorprendente e di certo ancora sottoutilizzato: sono questi alcuni dei temi e dei dati emersi dal workshop sugli “Elementi per una tartuficoltura razionale”, che si è tenuto il 15 settembre a Bari, nella sala conferenze dell’Assessorato regionale all’Agricoltura.
In realtà, si può ben dire che questo appuntamento si sia caratterizzato come il primo di una serie di workshop attraverso i quali lanciare in modo strutturato e definitivo una nuova economia colturale. “La Puglia ha una straordinaria vocazione naturale alla tartuficoltura”, conferma Giuliano Borgia, vicepresidente dell’ARPT Associazione Regionale Pugliese Tartufo. “Occorre, però, che quella dei tartufi sia considerata una coltura vera e propria, regolata e promossa con normative e misure regionali specifiche, non solo qualcosa che ha a che fare col rimboschimento”, aggiunge Borgia, che è il primo imprenditore pugliese ad aver creato un’azienda tartuficola con filiera completa, dalla coltivazione al prodotto trasformato. “C’è un enorme indotto ancora da sviluppare”, spiega Borgia, “e comprende anche il turismo, i tour tra boschi, pinete e tartufaie”.
“CIA Agricoltori Italiani di Puglia crede moltissimo nello sviluppo di questa vocazione dal potenziale davvero notevole”, dichiara Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale dell’organizzazione che unisce e tutela gli agricoltori. “La ricerca, come ha messo bene in evidenza il workshop, è fondamentale”, aggiunge Sicolo, “ed è uno degli strumenti che potranno essere attivati in un percorso di concertazione e sinergia tra organizzazioni agricole, università, realtà associative e Regione Puglia”. Il workshop organizzato da CIA Puglia, ARPT e FODAF Puglia, col patrocinio e la collaborazione della Regione Puglia, è stato aperto dai saluti di Oronzo Antonio Milillo (presidente Fodaf Puglia), Carlo Sacco (presidente ARPT) e Gennaro Sicolo. Per la Regione Puglia, è intervenuto il direttore del Dipartimento Agricoltura Gianluca Nardone. Di assoluto livello scientifico gli interventi dei professori ed esperti Gian Luigi Rana e Gianluigi Gregori. In Puglia, le 7 aree tartufigene, da nord a sud, sono state individuate in: Monti della Daunia, Gargano, Murge Nord-Ovest, Murge Sud-Est, Valle d’Itria, Arco Jonico, Salento. Proprio nel Salento e dove più drammatici sono stati i danni arrecati all’olivicoltura dalla Xylella, la tartuficoltura potrebbe rappresentare una delle strade più percorribili per una parziale rigenerazione e riconversione colturale.
LA PUGLIA DEI TARTUFI. In provincia di Foggia, le aree a più alta vocazione sono allocate a Celenza Valfortore, Biccari, Vieste e Vico del Gargano. Nella BAT, boschi e conifere attorno a Spinazzola e Minervino Murge. Nel Barese, i ‘giacimenti’ di Poggiorsini, Corato, Cassano delle Murge, Grumo Appula, Bitonto, Noci, Santeramo in Colle. Molto interessanti inoltre le zone di Taranto, Brindisi e Lecce, con Marina Franca (Ta); Ostuni, Cisternino, San Pancrazio Salentino e Ceglie nel Brindisino; Muro Leccese, Otranto, Scorrano, Vaste di Poggiardo, Torcito Cannole nel Leccese.
LE VARIETÁ E LA CUCINA. Le varietà maggiormente presenti in Puglia sono: scorzone, bianchetto, uncinato e mesenterico. Scorzone e bianchetto presentano ottime caratteristiche organolettiche molto apprezzate sia dagli chef che dai consumatori. Al workshop, è intervenuto lo chef Peppe Zullo, di Orsara (Fg), uno degli ambasciatori della cucina pugliese nel mondo: “Questa iniziativa sul tartufo è assolutamente da ripetere e implementare con incontri e seminari in tutta la Puglia”, dichiara Zullo. “Il tartufo può e deve essere una nuova chiave attraverso la quale far conoscere al palato e agli occhi di tutto il mondo i tesori naturali, culturali e colturali della nostra straordinaria e infinita regione”.