PERUGIA – Iniziata in ritardo rispetto all’anno scorso la vendemmia 2023, per il vino sarà un’annata difficile. Conseguenze degli effetti climatici, dove il caldo torrido e i nubifragi hanno danneggiato i vigneti compromettendo un territorio ai minimi termini e ritardando la maturazione delle uve, soprattutto quella a bacca bianca. Difficoltà nella zona di nell’Orvietano, nel Ternano e in quella di Montefalco – Spoleto, dove c’è chi prevede un calo produttivo fino al 60 per cento rispetto all’anno scorso e produzione scarsa nel Trasimeno.
A parlare sono le previsioni sulla vendemmia 2023 di Cia Agricoltori italiani dell’Umbria. A rischio, infatti, sono i vini simbolo del territorio umbro, come il Sagrantino di Montefalco
Le piogge del trimestre aprile – giugno hanno imperversato favorendo la diffusione della peronospora, temuta malattia della vite, e che ha colpito sia la produzione in biologico che quella in convenzionale.
La zona dell’Orvietano si stima che produrrà il 40 per cento in meno di vino. Nel complesso, le previsioni parlano di una produzione composta prevalentemente da vino Doc e produzioni minori per i vini ad indicazione geografica e quello varietale.
Situazione, forse, più difficile per i produttori di vino nella zona di Montefalco -Spoleto dove le previsioni descrivono una produzione inferiore fino al 60 per cento. Questo in quanto il Sagrantino è tra le varietà più suscettibili agli attacchi di peronospora sui grappoli perché è una fioritura anticipata. Produzione scarsa anche nel Ternano (con una perdita che arriva fino al 50 per cento) e nel Trasimeno (meno 40 per cento).
Insomma, le prime settimane di vendemmia confermano una produttività a macchia di leopardo dove fondamentale è stata la tempestività di intervento tecnico. Ora le condizioni climatiche nella parte della vendemmia influiranno ulteriormente per raggiungere buoni livelli quantitativi e qualitativi.
E poi c’è l’aumento dei costi a cui gli imprenditori agricoli stanno facendo fronte. “Il clima di quest’anno ci ha costretti a entrare più volte nel vigneto per intervenire e salvare il salvabile – spiega Nicola Chiucchiurlotto, imprenditore e responsabile per il settore vitivinicolo del comitato esecutivo regionale di Cia Umbria –. Questo ha comportato un aumento dei costi di manodopera e carburante, ad esempio, che si sommano già a quelli complessivi e all’inflazione. Ecco perché per le aziende viticole che hanno subito danni da attacchi di peronospora abbiamo chiesto alla Regione tra le altre cose una richiesta di supplemento al gasolio agevolato. Una vendemmia, questa, che rivendica l’esigenza di puntare sul monitoraggio dei dati climatici, l’assistenza tecnica e l’aggiornamento delle competenze degli imprenditori e sulla ricerca per aiutare alcune varietà ad essere più resistenti alle condizioni climatiche avverse che si presentano in stagioni difficili come questa”.
“Sul fronte nazionale la quota di un milione di euro stanziati a livello nazionale per affrontare un problema che è già emergenza da Nord a Sud Italia risulta appare irrisorio – ha detto Matteo Bartolini, presidente di Cia Agricoltori dell’Umbria e vice presidente nazionale – . Chiediamo alla Regione Umbria di sollecitare l’esecutivo affinché vengano stanziate risorse adeguate dal Fondo di solidarietà nazionale utili a mettere in sicurezza il reddito delle imprese viticole da noi rappresentate”.