ROMA – “La Lombardia ha la metà del patrimonio di suini italiani con circa 4 milioni e mezzo di capi, e l’avanzare della Peste suina africana in questi giorni rischia di creare un problema enorme al nostro comparto zootecnico suinicolo”, lanciava l’allarme oltre un anno fa, Paolo Cova, ex parlamentare del Pd, già componente della Commissione Agricoltura della Camera e oggi vicesegretario nazionale del Sivelp, il Sindacato veterinari liberi professionisti. Un allarme rimasto inascoltato, sottolinea oggi, di fronte a quanto sta accadendo negli allevamenti lombardi.
“La Regione, con i suoi assessorati, in particolare quello alla sanità, non ha emanato alcuna direttiva – denuncia Cova –. Eppure, gli interventi da fare sono chiari: prima di tutto, è necessario togliere l’obbligo dell’uso della paglia come lettiera per i suini e addirittura vietarne l’uso, perché può contribuire alla diffusione del virus all’interno delle aziende, considerato che, provenendo dalle campagne, può essere stata contaminata dal contatto con cinghiali, volpi o altri animali infetti. Secondo aspetto, andrebbe proibita la possibilità del pascolo dei suini, poiché possono essere anche loro ricettacolo dell’infezione dei cinghiali o di altri animali selvatici”.
Un altro grosso problema, secondo il professionista, “è il numero dei veterinari pubblici dipendenti, che era stato pesantemente ridotto negli anni scorsi e anche in un’emergenza come questa non ha subito nessun aumento. Di conseguenza, diventa difficile un’implementazione dei controlli e delle verifiche con questi numeri ridotti. Il pericolo di una diffusione fuori controllo, oggi, in Lombardia, è perciò reale”, conclude Cova.