ROMA – Nell’ultimo anno la speculazione sulla fame ha bruciato nel mondo quasi 100 miliardi di dollari solo per il grano con le quotazioni internazionali che si sono ridotte da 9,28 dollari per bushel dell’ottobre 2022 a poco più di 5,80 dollari per bushel (27,216 chili) di oggi, senza alcun beneficio per i consumatori ma con milioni di contadini in ginocchio.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati della Chicago Board of trade, diffusa al Villaggio contadino di Roma in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione che si celebra il 16 ottobre, alla presenza, tra gli altri, del presidente di Coldiretti Ettore Prandini, del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e del governatore della Regione Lazio Francesco Rocca.
L’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più condizionato dai movimenti di capitale – denuncia Coldiretti – che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli delle materie prime come il petrolio, i metalli preziosi fino al grano che è quotato come una qualsiasi altra merce al Chicago Board of Trade, punto di riferimento o del mercato delle materie prime agricole a livello internazionale.
Lo dimostra il fatto che, mentre i prezzi scendono, la produzione mondiale di grano è stata fissata quest’anno a 785 milioni di tonnellate, 18 milioni di tonnellate in meno rispetto alla campagna precedente 2022-2023, con un calo complessivo del 2,3%, secondo l’analisi Coldiretti su dati Fao.
Il calo dei prezzi non ha peraltro favorito gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitato carestie che possano spingere i flussi migratori. Nel 2022 la fame nel mondo ha colpito 122 milioni persone in più rispetto al 2019, per un numero stimato tra 691 e 783 milioni, pari a una media di 735 milioni di persone, secondo l’analisi Coldiretti sul rapporto “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo” della Fao.
Le difficoltà alimentari sono aumentate sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli economicamente più avanzati con la pandemia prima e la crisi energetica ora che hanno dimostrato la centralità del cibo e l’importanza – conclude Coldiretti – di garantire l’autonomia alimentare in uno scenario globale segnato da distorsioni commerciali, accaparramenti e speculazioni che mettono a rischio gli approvvigionamenti. In molte aree del mondo l’esposizione alle fluttuazioni di mercato si combina con l’incremento del costo statale dei sussidi per l’acquisto del cibo, che in questi contesti risulta una pratica molto diffusa.