ROMA – A breve – sottolinea in una nota Confagricoltura -, la Commissione europea licenzierà un documento sulle prospettive del nuovo allargamento che potrebbe far salire fino a 36 il numero degli Stati membri dell’Unione.
Oltre all’Ucraina e alla Moldavia, sono candidati all’adesione la Georgia e alcuni Paesi dell’area dei Balcani Occidentali. La decisione sull’apertura dei negoziati spetta al Consiglio europeo.
“Non c’è allargamento senza un ripensamento riguardante i meccanismi interni della UE” – ha evidenziato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a metà settembre, nel discorso sullo Stato dell’Unione.
L’allargamento – evidenzia Confagricoltura – avrà indubbiamente un forte impatto sul bilancio della UE, che ammonta all’1,2% del PIL dei 27 attuali Stati membri. In un documento redatto dal Segretariato Generale del Consiglio in vista della recente riunione informale, a Granada, dei capi di Stato e di governo, è stato indicato che, a legislazione invariata, il costo dell’adesione dell’Ucraina ammonterà a poco meno di 190 miliardi di euro nell’arco di sette anni, che è la durata del bilancio pluriennale della UE. Per gli altri Paesi canditati, il costo si attesterà attorno a 75 miliardi.
Per l’agricoltura, in particolare, l’estensione all’Ucraina della PAC in vigore determinerebbe maggiori spese nell’ordine di 96 miliardi di euro in sette anni. A bilancio invariato, per compensare i maggiori oneri, i trasferimenti agli agricoltori dei 27 Stati membri dovrebbero essere tagliati di almeno il 20% rispetti ai livelli attuali.
Gli elementi critici del nuovo allargamento della UE – sottolinea Confagricoltura – vanno al di là degli aspetti strettamente finanziari. L’adesione dell’Ucraina è potenzialmente in grado di far saltare il regolare funzionamento dei mercati agricoli. Come dimostrano le tensioni sorte con gli Stati membri confinanti per le importazioni e il transito di grano ucraino.
A seguito dell’aggressione russa, sono stati sospesi i dazi doganali e i contingenti sui prodotti agroalimentari dell’Ucraina destinati al mercato europeo. Nel giro di un anno, stando ai dati della Commissione europea, le importazioni dall’Ucraina sono praticamente raddoppiate. Alla fine del 2021, ammontavano a circa 7 miliardi euro, saliti a più di 13 a dicembre dello scorso anno. Nei primi sei mesi del 2023 si è registrato un ulteriore aumento del 45% in valore sullo stesso periodo del 2022.
Alla luce di queste cifre, l’Ucraina è diventata il terzo fornitore di prodotti agroalimentari della UE, dopo Regno Unito e Brasile, e andando ad occupare la posizione finora detenuta dagli Stati Uniti. Cereali, semi oleosi, colture proteiche e pollame i prodotti più esportati dall’Ucraina negli Stati membri dell’Unione.
Entro il 2027 – ricorda Confagricoltura – la PAC dovrà essere riformata e, necessariamente, si dovrà tener conto delle prospettive dell’allargamento. Alcuni elementi di massima possono essere già evidenziati: il bilancio della UE deve essere aumentato. L’attuale dotazione finanziaria della PAC, pari allo 0,4% del PIL dei 27 Stati membri, è inadeguata a reggere l’impatto dell’allargamento e per assolvere ai nuovi impegni chiesti al settore per la transizione ecologica ed energetica.
Al di là di quella che sarà la data formale dell’adesione, va previsto per l’Ucraina un periodo transitorio prima della piena applicazione della PAC. Il periodo di transizione servirà per l’adeguamento delle regole dell’Unione in materia di sicurezza alimentare, protezione dell’ambiente e delle risorse naturali.