BARI – Una qualità mediamente buona e un aumento di produzione non eccezionale ma che in molte zone potrebbe attestarsi sul 20% in più rispetto al 2022. In Puglia sta per iniziare il grosso della campagna olivicola, con qualche dubbio sulle quantità dovuto alle incertezze meteorologiche che rendono difficile una stima precisa: eventuali piogge potrebbero mitigare la disidratazione degli ulivi e dei frutti e ciò potrebbe aumentare le rese in modo sostanziale.
“I nostri uffici provinciali – evidenzia Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia – ci segnalano generalmente un’annata qualitativamente buona con una produzione prevista superiore a quella 2022, ma minore della 2021. Nel Barese e nella Bat le intemperie, e soprattutto le grandinate, hanno influito nella quantità, tuttavia la drupa è grossa e di buon calibro e si prevede un buon prodotto. La raccolta nell’alto tavoliere è imminente e anche lì le previsioni sono buone per ciò che concerne la qualità. Anche dal Tarantino, dal Leccese e dal Brindisino arrivano rassicurazioni sulla qualità e su una quantità superiore alla scorsa campagna. In tutti i casi, c’è prudenza nelle stime e si attende l’avvio a pieno regime della campagna olivicola per capire con esattezza l’andamento”.
Sul fronte prezzi, le quotazioni dell’olio extravergine non registrano al momento forti variazioni e c’è forte attesa per quelle dell’olio nuovo. Sulla Borsa merci di Bari un chilo di olio extravergine è valutato tra 8,80 e 8,90 euro, in leggero calo rispetto alla precedente quotazione. Il biologico è quotato 9,30 euro al chilo.
A pesare sulla nostra regione c’è sempre il tema della Xylella fastidiosa che ha ridotto drasticamente la produzione della Puglia. Secondo Confagricoltura, con un quantitativo nazionale di circa 290mila tonnellate in Italia si supererà di poco il 50% del fabbisogno interno, quindi il Paese sarà costretto ad acquistare prodotto. “Serve favorire azioni di ammodernamento delle produzioni con modelli più moderni che consentano di accrescere la capacità competitiva come gli impianti ad alta densità. In Italia, il 63% dell’oliveto ha più di 50 anni e il 49% ha una densità per ettaro minore di 140 piante. È necessario – conclude il presidente di Confagricoltura Puglia – ristrutturare gli impianti esistenti per aumentare la loro produttività e rendere la gestione dell’oliveto più economicamente sostenibile”.