BELLUNO – “Realizzare i sovrappassi per i cervi non risolve i problemi causati dalla fauna selvatica, che derivano invece dalla consistente perdita di pascoli negli ultimi cinquant’anni”. Diego Donazzolo, presidente provinciale di Confagricoltura Belluno, interviene sul tema della proliferazione degli ungulati e degli incidenti stradali causati ogni anno dagli attraversamenti degli animali, come quello costato la vita la settimana scorsa ad un giovane camionista.
I sovrappassi, peraltro molto costosi, secondo Donazzolo non sono la soluzione. “La mancanza di sicurezza stradale è conseguenza di una proliferazione eccessiva della fauna selvatica – spiega -, diventata troppo numerosa a causa dell’avanzamento del bosco, che ha fatto sparire tutti quei prati che fino a qualche decennio fa erano curati da agricoltori e allevatori. Nei boschi gli animali selvatici non sopravvivono, e perciò scendono nel fondovalle dove ci sono i pochi prati rimasti. Ovviamente anche la presenza crescente del lupo gioca la sua parte, spingendo le mandrie di cervi ad avvicinarsi agli insediamenti umani, dove le doppiette non sono ammesse. È questo il motivo per cui oggi ci troviamo invasi da questi ungulati e ne subiamo le conseguenze. Una situazione paradossale, alla quale siamo arrivati grazie a chi ha pensato di trasformare la provincia di Belluno in un grande parco naturale, in cui gli animali selvatici scorrazzano liberi nei paesi. Anziché pensare di fare sottopassi e sovrappassi, bisogna riprendere in mano la gestione del territorio, facendo in modo che i prati da 600 a 1.000 metri tornino ad essere prati, l’habitat ideale per la sopravvivenza della selvaggina”.
Il presidente di Confagricoltura punta il dito sulla miopia della politica italiana, che non ha posto le condizioni per la salvaguardia di agricoltori e allevatori. “Si sono tolte risorse anziché aggiungerne – sottolinea -, non comprendendo che servono politiche ad hoc per le aree di montagna e per la loro tutela. Fino a qualche decennio fa erano allevatori e agricoltori che si occupavano di sfalciare i prati e curare i boschi, ma non essendoci più redditività hanno abbandonato le attività e le generazioni successive che hanno ereditato i terreni hanno cambiato strada. I giovani hanno perso, così, la cultura della gestione del territorio e della dedizione alle attività rurali. Molte aziende agricole, per stare al passo con il mercato europeo, si sono sempre più specializzate e non hanno né il tempo, né logiche economiche per svolgere attività che erano e sono fondamentali. Così il bosco ha preso il sopravvento sulle nostre montagne. Il timore è che quei pochi imprenditori rimasti a fare attività agricola soccombano a causa dell’assenza di normative ad hoc e di mancanza di redditività. Ma attenzione: se spariranno gli allevamenti in quota, la fauna selvatica scenderà sempre di più a valle e i problemi aumenteranno. Per non parlare della presenza del lupo, che sta spingendo le mandrie verso i centri abitati. I cervi che popolavano l’Altopiano del Cansiglio sono scomparsi a causa del predatore, trasferendosi in territori più sicuri”.