ROMA – L’avvio, dal prossimo 14 novembre, di un piano straordinario di controlli, coordinato dal Masaf, sul grano duro importato rappresenta un’iniziativa pienamente condivisibile nell’ottica di un ulteriore incremento della trasparenza del funzionamento e delle politiche di approvvigionamento all’interno della filiera frumento duro.
Così Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia, aderente a Confindustria, in merito al piano illustrato lo scorso 3 novembre dall’On.le Ministro Francesco Lollobrigida nell’ambito della riunione della Cabina di Regia istituita nel marzo 2023 per sostenere e difendere la filiera agroalimentare italiana.
“La produzione italiana di frumento duro risulta strutturalmente deficitaria, in misura del 40 percento, rispetto alle esigenze quantitative, e talvolta qualitative, dell’Industria molitoria nazionale la quale deve, a sua volta, rispettare i rigidi capitolati predisposti dall’Industria pastaria per ottenere un prodotto, la pasta, fiore all’occhiello dell’agr0alimentare italiano, testimone dell’impareggiabile know how delle nostre Industrie di trasformazione e simbolo per eccellenza del nostro Paese” evidenzia Enzo Martinelli, Presidente della sezione Molini a frumento duro Italmopa “I controlli, siano essi straordinari o meno, effettuati dalle competenti Autorità di vigilanza, che ringraziamo peraltro per il loro costante impegno e per la grande professionalità, costituiscono una tutela per i consumatori ma anche un’ulteriore, forte garanzia per le Industrie molitorie per le quali la qualità e la sicurezza alimentare della materia prima costituiscono prerequisiti inderogabili nelle politiche di approvvigionamento. E’ tuttavia importante che tali indispensabili controlli siano estesi ai frumenti comunitari e ai frumenti nazionali e che gli esiti delle analisi siano puntualmente resi pubblici”.
“Parimenti, l’Industria molitoria nazionale è pienamente favorevole all’affidamento di uno studio ad ISMEA volto a ricostruire la catena del valore nella filiera frumento duro” prosegue Enzo Martinelli “Peraltro, il precedente accurato studio sulla catena del valore della pasta, pubblicato dalla stessa ISMEA nell’ottobre 2019 aveva fatto luce sull’incidenza dei prezzi di ciascuna fase di produzione e di trasformazione sul prezzo finale del prodotto pasta. Ed è opportuno sottolineare che, secondo tale studio, l’incidenza del processo molitorio ha rappresentato, nel decennio preso a riferimento, una percentuale particolarmente esigua – calcolata in misura del 6 percento circa – rispetto al prezzo della pasta venduta al dettaglio. Ciò ricordato, la distribuzione del valore aggiunto lungo una filiera deve rimanere una prerogativa del mercato che, nel suo funzionamento, remunera i comportamenti virtuosi messi in atto dagli operatori economici penalizzando al contrario, e comprensibilmente, le inefficienze. Una riconsiderazione di questo inalienabile principio risulterebbe deleterio per la competitività di una filiera fortemente export oriented, nella quale le export di pasta rappresentano il 60% della produzione nazionale.