ROMA – C’è un dato che, ancora più delle eccezionali quantità di pioggia cadute sulla Toscana, evidenzia il grande rischio, che sta permanendo sui territori italiani: su gran parte del Paese si registrano tuttora temperature anomale dopo un Ottobre, che è stato il più caldo da 200 anni (+3,14° sulla media 1991-2020!) in un analogo panorama mondiale (+0,85 gradi rispetto alla media, secondo Copernicus), mentre in Valle d’Aosta, dopo temperature di 3 gradi superiori alla norma, la neve è ricomparsa su gran parte della regione, superando gli 80 centimetri a La Thuile, a Saint Rhemy en Bosses e sulle Grandes Murailles.
“In questo straordinario quadro climatico, i cicloni, come quelli che hanno recentemente colpito l’Italia centro-settentrionale oltre ad altri Paesi europei, sono le preannunciate conseguenze dell’inevitabile scontro tra le correnti nordiche ed il clima eccessivamente caldo dell’area mediterranea” evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“E’ fondamentale non dimenticarsi della tragedie alluvionali, che hanno colpito la Penisola in soli 12 mesi: dalla Toscana all’Emilia-Romagna, dalle Marche alla Campania; essere consapevoli del persistente pericolo, che incombe sul Paese, è indispensabile per favorire comportamenti responsabili, ma anche sollecitare investimenti nella sicurezza idrogeologica, secondo tre direttrici: manutenzione straordinaria del territorio, nuove infrastrutture adeguate alla fase climatica in divenire, innovazione nella gestione idraulica” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
I dati dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche forniscono una chiara immagine dei rischi, che si stanno correndo; basta citare gli impressionanti numeri relativi alle precipitazioni, che si sono riversate sulla fascia settentrionale della Toscana: lungo il bacino del fiume Bisenzio, poi esondato nella piana di Firenze-Prato -Pistoia, nelle scorse due settimane sono caduti oltre 400 millimetri di pioggia (la punta a Vaiano con oltre 180 millimetri in sole 24 ore), cioè circa la metà di quanto mediamente cade in un anno sulla Toscana (mm. 804,3, secondo i dati ECMWF – Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine). In alcune stazioni di rilevamento della Garfagnana, ma anche in Lunigiana, la cumulata pluviometrica di 400 millimetri è stata superata in soli 4 giorni, così come in un mese si sono raggiunti, in diverse località montane, i mm. 1000 (record a Stazzema, dove in 30 giorni sono scesi oltre 1200 millimetri di pioggia), cioè un quantitativo di pioggia, che lo scorso anno era caduto in 4 mesi, da Settembre a Dicembre.
“Un ulteriore elemento di preoccupazione – aggiunge il DG di ANBI – è che il passaggio del ciclone Ciaran, oltre all’inestimabile perdita di vite umane ed agli ingenti danni economici, ha stravolto la situazione idrologica di interi territori, come quelli dell’Appennino Tosco-Emiliano, dove solo un paio di settimane si parlava di siccità.”
Il Report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnala che i grandi laghi del Nord stanno letteralmente traboccando acqua: il Lario è tracimato a Como, ricoprendo con quasi mezzo metro d’acqua piazza Cavour; grazie ad un afflusso superiore di ben il 213% alla media, l’invaso si mantiene su di un livello di cm. 144,3 ed attualmente è pieno per il 108,8%. Il lago Maggiore è al 116,7% di riempimento, il Benaco sfiora il 100% ed il Sebino è all’86,4%.
Il Piemonte ben rappresenta la schizofrenia della situazione climatica: Ottobre è stato caldo (+3,1°) e più piovoso della media (+20% su base regionale: +62% al Nord con punte di +72% sul bacino del fiume Ticino), ma nelle zone orientale ed occidentale della regione si registra ancora un deficit pluviometrico rispettivamente del 10% e del 9% con punte del 36% sul bacino della Stura di Lanzo. I livelli dei fiumi Varaita, Tanaro e Toce sono, però, in crescita, pur rimanendo sotto media (fonte: ARPA Piemonte).
In Valle d’Aosta, la portata della Dora Baltea è del 36% superiore alla media.
In Lombardia, a causa delle forti precipitazioni, le riserve idriche sono abbondanti (+22%) e le portate dei fiumi in forte aumento: quella dell’Adda è attualmente di 731 metri cubi al secondo (+47% rispetto alla settimana scorsa).
In Veneto, dove si sono succedute le allerta meteo e si sono verificati nubifragi, che hanno provocato danni per decine di milioni di euro, i corsi d’acqua non hanno ancora smaltito le piene dei giorni scorsi: il livello dell’Adige si attesta 1 metro sopra lo zero idrometrico a Boara Pisani, cioè oltre 4 metri in più dell’anno scorso; il Bacchiglione, che era cresciuto di 4 metri, è ora in calo, così come il Piave ed il Brenta, che aveva toccato la portata di mc/s 547,23; continua invece a crescere la Livenza, il cui livello attualmente è di 5 metri e mezzo superiore allo stesso periodo del 2022 (fonte: ARPA Veneto).
In Emilia-Romagna, i territori appenninici sono quelli, che maggiormente hanno subìto la furia di Ciaran; in particolar modo, la zona dei bacini montani dal Parma al Trebbia è passata, in meno di due settimane, da una condizione di grave siccità a registrare il record di piovosità del periodo negli ultimi 57 anni: dal 18 Ottobre ad oggi è piovuta la stessa quantità d’acqua caduta nei precedenti 5 mesi e mezzo! Fatta eccezione per il romagnolo Savio, tutti i fiumi della regione, pur registrando l’auspicato calo di livello dopo le piene della scorsa settimana, rimangono abbondantemente sopra la media del periodo. Le dighe piacentine, dopo aver attraversato una stagione di grande crisi pur assolvendo pienamente la loro primaria funzione irrigua, contengono attualmente meno di 2 milioni di metri cubi d’acqua.
La portata del fiume Po è ben superiore alla media storica: a Pontelagoscuro ha toccato mc/s 4553,39, vale a dire +133% sulla media.
In Liguria, l’ondata di maltempo ha interessato principalmente i rilievi del Levante e soprattutto i bacini dei fiumi Magra, Vara ed Entella, con cumulate fino a mm. 347,8 in una settimana sull’entroterra di Chiavari; recenti dati danno tali livelli in calo ma, nel caso della Vara, ben al di sopra delle medie del periodo.
In Toscana la portata attuale del fiume Bisenzio è più che doppia rispetto alla media del periodo; quella del Serchio (in gravissima sofferenza idrica dal 2022) è ora di oltre il 160% superiore alla media. Cresce di oltre il 200% la Sieve ed anche l’Arno ha una portata circa doppia rispetto alla media di Ottobre. Sul versante meridionale della regione, dove le precipitazioni sono state ben più contenute, l’Ombrone, pur crescendo, è sotto media (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).
Nelle Marche aumentano le portate di tutti i fiumi controllati, mentre negli invasi rimangono attualmente quasi 44 milioni di metri cubi d’acqua.
In Umbria, ad Ottobre è piovuto circa il 35% in meno della media; continua la crisi del lago Trasimeno, il cui livello è ora 75 centimetri più basso del consueto (il limite minimo vitale è -120 centimetri!). Crescono i fiumi Tevere, Nera e Chiascio, che supera l’altezza media di novembre (fonte: Centro funzionale regionale Protezione Civile)).
Nel Lazio meridionale, i fiumi Liri e Sacco hanno attualmente un livello superiore a quello del precedente triennio; guadagna 3 centimetri anche l’altezza del lago di Bracciano.
In Abruzzo, il mese di ottobre è stato molto siccitoso (circa -72% di pioggia), soprattutto sulle province di Pescara e Teramo (rispettivamente -87% e -84%). La temperatura media ha raggiunto punte di quasi 6 gradi in più sulla media (a Lanciano), mentre le massime hanno addirittura registrato +7° (fonte: Regione Abruzzo)! L’invaso di Penne è nella media, trattenendo ancora 760.000 metri cubi d’acqua mentre, in Molise, il fiume Volturno registra uno dei livelli più bassi in anni recenti (fonte: Centro funzionale multirischi Protezione Civile Campania).
Il Meridione, che è stato raggiunto dal maltempo, vede i fiumi della Campania con livelli superiori a quelli del recente triennio (Garigliano, +1 metro sull’anno scorso).
Proseguono gli scampoli di stagione irrigua in Basilicata, dove il volume invasato dalle dighe si riduce di 4 milioni di metri cubi in una settimana, mentre in Puglia la contrazione sfiora i 5 milioni.
In Sardegna, infine, negli invasi rimangono circa 936 milioni di metri cubi d’acqua; l’anno scorso ce ne erano 60 milioni in più mentre, rispetto agli ultimi 13 anni, il deficit di risorsa idrica sale a 145 milioni di metri cubi (fonte: Autorità di bacino regionale della Sardegna).