VIGNOLA (MO) – Una capacità di imbottigliamento giornaliera degli acetifici del gruppo pari a 450 mila bottiglie, per turni da 8 ore.
Ma l’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia, acuiti dopo l’attacco della Russia all’Ucraina ad inizio 2022, hanno fatto lievitare e non di poco i costi di produzione, anche per un colosso del Made in Italy agroalimentare, come il gruppo Ponti, il primo produttore di aceto in Italia, con una quota di mercato del 45,5% per l’aceto classico; del 41,8% nell’aceto speciale; nell’aceto balsamico ha una quota del 31,3%; nell’aceto di mele ha una quota del 37,0%; e nel segmento delle glasse ha una quota del 56,2%.
“Nel 2023 – commenta il presidente Giacomo Ponti – diversi problemi di rincari della merce, vetri, plastica cartone, metalli e componentistiche”. Problematiche che arrivano dal 2022 per la situazione e congiuntura internazionale, e che in alcuni momenti hanno visto anche difficoltà nel reperimento di vetro e altre forniture. “Un problema che sembra in fase di risoluzione per il 2024”.
Ma per i prossimi mesi, il settore dovrà fare i conti con una vendemmia scarsa in termini di quantità delle uve, con cali di circa il 50%, che vanno ad influire per Ponti nella fornitura di uve, da utilizzare per l’aceto di vino e mosti di uva per l’aceto balsamico.
“Purtroppo, ci affacciamo in un 2024 molto complicato – aggiunge Ponti -, la situazione della vendemmia è grave, con un prezzo uva al quintale schizzati in alto. Probabilmente dovremo ritoccare i listini dei nostri prodotti”.