ROMA – La campagna olearia 2023-24 si prospetta, ancora una volta, al di sotto della media, in Italia e nell’area del Mediterraneo, dove la Spagna ha dimezzato la produzione e la Grecia farò registrare un meno 25%.
L’Italia, secondo le prime stime di ASSITOL, dovrebbe attestarsi sulle 289mila tonnellate, quindi in recupero di circa il 20% rispetto alle 240mila della campagna precedente, ma con quantità inferiori (-17,43%) rispetto alle 350mila tonnellate delle campagne migliori e del tutto insufficienti per il fabbisogno di mercato interno ed export, pari a 1 milione di tonnellate. Per l’autosufficienza, insomma, servirebbe una produzione di 3 volte e mezzo superiore a quella della campagna olearia in corso, ad oggi siamo a -71,1%.
Non sarà, insomma, un autunno caldo come nel 2022, ma nemmeno indimenticabile dal punto di vista produttivo. Sono all’insegna della cautela le prime stime dell’Associazione Italiana dell’industria olearia (Assitol) aderente a Confindustria che, nelle sue previsioni basate sui dati del Civil Dialogue Group della UE, sottolinea il peso delle tensioni internazionali e del meteo estremo.
“Anche se i quantitativi appaiono in aumento – osserva Andrea Carrassi, direttore Generale dell’Associazione – è impossibile che la campagna appena avviata possa riaggiustare del tutto la situazione. Alcune delle problematiche della scorsa campagna, infatti, non sono venute meno: basti pensare al cambiamento climatico, che nelle ultime settimane ha fatto sentire i suoi effetti anche in zone di importante vocazione olivicola come la Toscana”.
In particolare, la produzione andrà piuttosto bene a Sud, in particolare in Puglia, Sicilia e Calabria. Decisamente negativo, invece, l’andamento per il Centro-Nord, pesantemente colpito da eventi meteorologici estremi.
COSA SUCCEDE NELL’AREA MEDITERRANO
Lo scenario italiano, segnato dal maltempo, è il riflesso di quello europeo. La Spagna, primo produttore mondiale, soffre ancora la crisi idrica causata dalla siccità e, per il secondo anno consecutivo, non andrà oltre le 765mila tonnellate, dimezzando così i suoi consueti quantitativi. Il cambiamento climatico ha provocato siccità e incendi in Grecia, che dovrebbe raggiungere le 260mila tonnellate (-25%), mentre il Portogallo crescerà di quasi il 20% (150mila ton).
E se la Tunisia sembra tornare alle 200mila tonnellate, Turchia e Marocco hanno chiuso temporaneamente i canali dell’export a causa del poco olio d’oliva a disposizione nell’Unione Europea. Per giunta, il Mediterraneo è al centro della scena internazionale per il riaccendersi del conflitto israeliano –palestinese e dei dissidi tra i Paesi arabi, che potrebbe scatenare una nuova scia di rincari energetici.
CONSUMI IN CALO: -11%
“Questo mosaico di criticità – commenta il direttore generale di ASSITOL – influenzerà anche le quotazioni dell’olio d’oliva, che hanno più volte raggiunto livelli da record negli ultimi mesi”. La nuova campagna si apre purtroppo in una fase di calo dei consumi (-11% negli ultimi mesi), che rischia di acuirsi se il quadro economico di riferimento dovesse aggravarsi. “L’incertezza resta l’aspetto più preoccupante, soprattutto per le aziende, che dopo anni non facili, hanno serie difficoltà nel disegnare una reale programmazione delle loro attività”.