ROMA – Forte preoccupazione da parte di Cia-Agricoltori Italiani per l’accordo politico raggiunto a Bruxelles sulla legge sul ripristino della natura.
La proposta vincola gli Stati membri a stabilire e implementare misure per ripristinare il 20% almeno delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030, e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. A preoccupare il settore primario è, soprattutto, la reintroduzione dell’articolo 9 in merito agli ecosistemi agricoli -con l’impegno degli Stati membri a mettere in atto le misure di ripristino necessarie per migliorare la biodiversità- , che metterebbe a rischio l’approvvigionamento alimentare.
Secondo Cia, l’accordo non ha rispettato il mandato parlamentare che chiedeva l’esclusione dell’art. 9 a tutela della superficie agricola e della produttività. L’introduzione di un meccanismo d’emergenza a compensazione del suddetto articolo, che prevede la sospensione degli obiettivi per gli ecosistemi agricoli in circostanze eccezionali, non può essere considerato soddisfacente e non fa che riconoscere implicitamente i gravi rischi di questa normativa, segnalati non solo da Cia, ma da tutte le altre associazioni agricoli europee.
Unica nota positiva è che sia stata abbandonata l’ipotesi di finanziare il ripristino della natura con i fondi della Pac. Secondo Cia, questo è l’ennesimo campanello d’allarme sul futuro della transizione ecologica se l’agricoltura non viene vista come protagonista attiva, ma resta penalizzata dagli obiettivi per la sostenibilità. Il mondo rurale deve essere, invece, valorizzato nel suo ruolo che è strategico per il benessere degli ecosistemi, a costante salvaguardia dell’ambiente e a tutela del suolo.