TREIA (MC) – “Senza investire sul lavoro ben retribuito, tutelato e qualificato nei comparti della forestazione, della bonifica, dell’agricoltura, dell’acquacoltura, del sistema zootecnico, non può esserci riscatto delle aree interne né cura del territorio: soltanto portando nei territori il lavoro e le imprese possiamo dare al ‘sistema montagna’ uno sviluppo sostenibile, valorizzandone il patrimonio economico, ambientale e antropologico, e in questo il sindacato può e deve fare tanto, a cominciare dalla buona contrattazione, dai tavoli negoziali e istituzionali, dalle campagne sociali”.
Lo ha detto il Segretario Generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota, intervenendo a Treia alla XI edizione del Festival della Soft Economy organizzato dalla Fondazione Symbola.
“Vanno denunciati e riparati – ha affermato Rota – alcuni gravi errori della politica italiana: abbiamo abbandonato i boschi, abbiamo leggi sull’ambiente che non considerano i lavoratori, abbiamo un calo demografico pesantissimo, specialmente nelle aree interne, inoltre continuiamo a consumare suolo: nel 2022 abbiamo consumato 2,4 metri quadrati al secondo, in un anno la nostra agricoltura ha perso 4500 ettari. Non dimentichiamo poi che sprechiamo ogni anno 157 litri d’acqua per abitante e che tra giugno e settembre di quest’anno gli incendi boschivi hanno colpito 75mila ettari di territorio: chi diceva scherzando che in Italia c’è un forestale per ogni albero, deve ricredersi, perché sono stati dimezzati in tutte le regioni e infatti non si fa più la prevenzione degli incendi né del dissesto idrogeologico”.
“Davanti a fenomeni climatici sempre più estremi – ha aggiunto il leader della Fai-Cisl – anziché andare avanti con la conta dei danni, dei lutti, delle accuse reciproche, bisogna mettere in campo gli strumenti per un nuovo modello di sviluppo: dobbiamo connettere le comunità montane con infrastrutture materiali e digitali, costruire una fiscalità di vantaggio per famiglie e imprese delle aree montane, riformare la forestazione per un presidio umano del territorio che garantisca la cura e un uso produttivo del bosco, finanziare i cantieri forestali in modo strutturale, riqualificare il lavoro, rinnovare e applicare tutti i contratti e – ha concluso il sindacalista – usare bene e in modo partecipato gli 880 milioni di Pnrr previsti per il sistema irriguo e i boschi”.