PALERMO – Il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia è fortemente impegnato in un’azione di tutela e conservazione della biodiversità generata dagli oltre 3.000 anni di storia della viticoltura siciliana. Un impegno mosso non solo dall’intento di proteggere e valorizzare la ricchezza ampelografica dell’isola, ma anche volto a sviluppare un approccio all’enologia siciliana capace di coniugare tradizione e alta qualità in uno scenario in continua trasformazione.
È proprio in questo contesto che ha trovato grande entusiasmo la notizia che a fronte dei test condotti sia in laboratorio che sul campo sono stati individuati 131 nuovi presunti cloni delle diverse varietà oggi in fase di omologazione. “Si tratta di uno straordinario passo in avanti – racconta il Presidente del Consorzio Antonio Rallo – di un percorso che parte da lontano”. Dal 2003, infatti, l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia ha affidato alle Università di Palermo e di Milano ed all’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma il coordinamento scientifico ed il monitoraggio delle azioni operative del Progetto di selezione clonale e di recupero dei vitigni antichi dell’Isola. “Numerose le tappe – continua – di questo progetto così sfidante e complesso che ha portato nel 2018 al grande traguardo di iscrivere nuove varietà nel Registro Nazionale delle Varietà della Vite. Si è trattato di un nuovo punto di partenza da cui sono sfociati due importanti progetti, che hanno come comun denominatore lo scopo di fornire, nel tempo, alle aziende siciliane, la possibilità di acquistare presso i vivaisti locali materiale certificato, per poter poi utilizzarlo nell’impianto dei nuovi vigneti.” Un valore immenso dal punto di vista biologico, dunque, ma anche una risorsa culturale ed economica importante quella che attraverso questi filoni progettuali la Sicilia del vino sta portando avanti.
“Data la sua ricchezza e la sua importanza, è utile e doveroso studiare, valorizzare e salvaguardare la biodiversità viticola siciliana. – sottolinea Rosario Di Lorenzo, Presidente Accademia Italiana della Vite e del Vino – Per questo l’obiettivo del progetto “Valorizzazione del germoplasma viticolo” è quello di produrre viti siciliane dotate di certificazione che ne attesti l’integrità sanitaria e l’identità varietale, dare valore e sostegno alla qualità dei vini siciliani. Ebbene, i risultati del 2023 individuano rispettivamente 73 per il Nero D’Avola, 29 per il Grillo e 26 per il Lucido, i “cloni candidati” in attesa di una valutazione agronomica, enologica e sanitaria nel corso dei prossimi anni”.
lI risultato di oggi è infatti uno step di un processo che per sua stessa natura si sviluppa per cicli lunghi e a volte complessi. “Ricordiamo infatti – conclude Antonio Rallo – che la diversità biologica della vite è il risultato di migliaia di anni di selezione ed è determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo. Si tratta dunque di un’eredità che la natura ed i nostri antenati ci hanno lasciato e che una volta distrutta non potrà essere ricostituita. Da qui il nostro impegno per la tutela ma anche il recupero del ricchissimo patrimonio viticolo siciliano, così come della grande ricchezza intravarietale e genetica dell’isola”.