ROMA – Salva un settore cardine del Made in Italy la decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini da latte e da carne dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali che come più volte denunciato rischiava di obbligare tutte le stalle a sottostare a procedure di autorizzazione insostenibili.
Più penalizzato invece dal compromesso esce – denunciano Coldiretti e Filiera Italia – il settore suino, in particolare quello degli allevamenti da ingrasso mentre poco significative sono le modifiche introdotte al settore avicolo (con qualche eccezione per le ovaiole). Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, – precisano Coldiretti e Filiera Italia – appare ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa.
Il compromesso seppur non riconosca a pieno la posizione del Parlamento europeo che in plenaria si era pronunciato a favore del mantenimento dello status quo, corregge – sostengono Coldiretti e Filiera Italia – molti degli eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione che prevedeva una piena inclusione di tutto il settore bovino e rigidissimi limiti per il settore suino ed avicolo. Un risultato ottenuto con il contributo determinante – precisano Coldiretti e Filiera Italia – dell’Esecutivo nazionale e di molti europarlamentari italiani che hanno fatto prevalere il principio di una sostenibilità concreta a quella ideologica
“Una vittoria del buon senso, che dà ragione a chi come la zootecnia italiana sta facendo tantissimo per la riduzione delle emissioni come dimostrano gli straordinari risultati degli ultimi anni in cui, secondo l’Ispra, le emissioni prodotte dagli allevamenti rappresentano circa il 5% delle emissioni di gas serra, con -24% delle emissioni degli allevamenti italiani negli ultimi 30 anni in controtendenza con l’aumento del 16% rilevato a livello mondiale (+44% in Brasile, +23% in Marocco e Turchia e +21% in India)” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel preisare che “viene sconfitta le strumentalizzazione di chi fa finta di non sapere che produrre un Kg di carne nel nostro Paese emette circa un quinto delle emissioni legate alla produzione dello stesso Kg di carne in Asia o America, da dove rischiamo di essere costretti ad importare”
“Un risultato che blocca la proposta di chi avrebbe voluto assimilare gli allevamenti alle fabbriche inquinanti e che approccia il tema della sostenibilità in maniera più concreta e razionale prevedendo ulteriori interventi di miglioramento con studi e revisioni delle regole nei prossimi anni” ha dichiarato Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia nel precisare che 2e’ stata persa invece l’occasione per il mancato inserimento del principio di reciprocità che avrebbe previsto le stesse nostre regole di tutela ambientale per gli allevamenti di quei Paesi terzi che esportano verso il mercato europeo”.