RAVENNA – Oltre 350 persone hanno partecipato al convegno sulla Sostenibilità della filiera dei foraggi essiccati che AIFE (Associazione Italiana Foraggi Essiccati) ha organizzato mercoledì 29 novembre 2023 presso l’Azienda Agricola dei Fratelli Lodi a Terre del Reno (FE), ospitato nelle moderne e funzionali strutture dell’azienda che ha messo a disposizione anche l’ampio spazio esterno dove i numerosi espositori intervenuti hanno potuto esporre le più innovative attrezzature dedicate alla produzione, alla trasformazione e al trasporto dell’erba medica essiccata e disidratata.
“Nel corso degli anni l’agricoltura all’interno dei Paesi della UE ha fatto molto per diventare più sostenibile – ha affermato nel suo intervento il presidente di AIFE, Gian Luca Bagnara – anche se a volte si è creata una sorta di contrapposizione tra settore vegetale e zootecnia. In realtà questi comparti sono profondamente interconnessi ed è proprio su questo collegamento fondamentale per realizzare sistemi alimentari sempre più sostenibili che AIFE lavora da sempre. La nostra strategia di mercato, in un quadro internazionale dove la mangimistica aumenterà la sua richiesta di prodotti completi di fibra, è quella legata al cosiddetto Schema Nazionale Made Green in Italy, una certificazione di prodotto a cui AIFE sta lavorando in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna, finalizzata a programmare la produzione in base alle esigenze del mercato, caratterizzando la qualità del prodotto attraverso le competenze degli operatori e le grandi opportunità offerte dall’innovazione tecnologica”.
“La riluttanza di una certa fetta di agricoltori italiani a coltivare erba medica, spesso convinti di ottenere una minore valorizzazione rispetto alla coltivazione di grano o altre colture, è sbagliata – ha scandito Angelo Frascarelli docente di Politica agroalimentare all’Università di Perugia – Il reddito lordo dell’erba medica, in una media quinquennale e senza considerare il sostegno della Pac, arriva a 712euro/ha/anno, mentre quello derivante dalla coltivazione del grano tenero, considerate le elevate quotazioni registrate lo scorso anno, si attesta a 742euro/ha. Una differenza minima che ha un ulteriore aspetto positivo ed è quello di impattare meno sull’ambiente perché la coltivazione di erba medica si adatta a tecniche di produzione a basso consumo idrico, contribuisce alla creazione di argini naturali, allo sviluppo di corsi e riserve d’acqua. Non solo. Rispetto alle sfide racchiuse nella Pac 2023-2027 per la sostenibilità ambientale, la coltivazione dell’erba medica rappresenta un’opportunità da non sottovalutare per i vantaggi che garantisce alla biodiversità, a iniziare dall’inutile necessità di utilizzare fertilizzanti e pesticidi nei terreni ad essa dedicata. Il settore dei foraggi essiccati per il nostro Paese è strategico e senza il contributo della sua filiera l’Italia dovrebbe importare maggiori quantità di proteine vegetali derivanti principalmente da soia, nella stragrande maggioranza dei casi geneticamente modificata: un adeguato approvvigionamento di proteine vegetali, inoltre, è essenziale per il mantenimento e lo sviluppo di una zootecnia basata su qualità e rintracciabilità”.
E di proteine vegetali, ma soprattutto della loro importanza, proprio nella mattinata del 29 novembre si è parlato al Parlamento europeo in un simposio promosso dall’europarlamentare francese Jeremy Decent, evento a cui era stato invitato il presidente di AIFE, Gian Luca Bagnara diversamente impegnato al convegno promosso dall’Associazione, al quale ci si è comunque collegati in streaming per ascoltare l’intervento di Decent che ha sottolineato l’anomalia esistente tra gli sforzi compiuti dai Paesi della UE in materia di sostenibilità di agricoltura e zootecnia e l’importazione di prodotti provenienti da Paesi oltreoceano che devono sottostare a regole meno stringenti e per questo meno garantiti in materia di sicurezza alimentare.
“Nell’ultimo decennio la produzione nazionale di foraggi disidratati ha registrato un incremento superiore al 58% – ha illustrato Fabio Del Bravo, dirigente presso la Direzione sviluppo rurale di ISMEA – passando da 600mila a 950mila tonnellate registrate nel 2022: il 70% del totale è rappresentato dall’erba medica. A livello europeo il nostro Paese si posiziona al primo posto, insieme alla Francia, per capacità di trasformazione/impianto con una produzione media di 2.700ha/impianto superando il valore medio europeo che non va oltre i 2.000ha/impianto. Nelle diverse tipologie di prodotto il pellet di erba medica, che a livello mondiale vale circa 406 milioni di euro, piazza l’Italia al secondo posto a livello mondiale come esportatore con 54,5 milioni di euro nel 2022 pari al 14% del totale in valore. Gli Emirati Arabi Uniti rappresentano di gran lunga il primo importatore internazionale seguiti da Arabia Saudita e Giappone, due mercati in crescita a differenza degli Emirati dove sono state introdotte nuove politiche a favore della produzione locale che hanno rallentato i flussi di prodotto provenienti dall’estero. Sul fronte invece dei balloni di erba medica essiccata il valore a livello globale sfiora i 3,5 miliardi di euro e vede il nostro Paese quinto esportatore con oltre 120 milioni di euro nel 2022, pari a poco più del 3% del totale in valore. Oggi Giappone e Cina sono i maggiori importatori internazionali ma tutti i principali mercati registrano una forte crescita. Tutto questo – ha concluso Del Bravo – dimostra non solo che la filiera della lavorazione dell’erba medica italiana è ben organizzata e strutturata, ma che dispone di una elevata capacità di rispondere a una richiesta specifica di fibra di qualità e di ritagliarsi un ruolo di attore protagonista in un mercato che mostra contesti di grande crescita”.
A sostegno delle grandi opportunità per il settore, il convegno organizzato da AIFE ha riservato uno spazio alla presentazione del progetto triennale, il cui inizio è previsto a febbraio 2024, che l’Associazione sta portando avanti con la spagnola AEFA (Associazione spagnola di produttori di erba medica disidratata) finalizzato a collaborare per promuovere e aumentare la commercializzazione dell’erba medica disidratata verso Paesi extraeuropei come Taiwan, Vietnam, Giappone e Indonesia, che sempre più richiederanno proteine vegetali: un processo che con le sue ricadute positive premierà in particolar modo gli agricoltori.
“Si tratta di un grande progetto – ha sottolineato Luis Machin di AEFA – e attraverso le sinergie messe in campo da AEFA e AIFE porterà a grandi risultati. Nel rispetto delle diverse realtà produttive sono certo che favorirà una collaborazione importante e soprattutto fruttuosa”.
“Tutto questo non può prescindere dalla possibilità di avere a disposizione nuove varietà di seme certificato – è stata la considerazione conclusiva di Eugenio Tassinari, presidente di Assosementi – capaci di contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Purtroppo la ricerca sul miglioramento genetico dell’erba medica, in Italia, non registra quell’impulso che invece meriterebbe. Per questo non possiamo che auspicare un’inversione di tendenza, a tutto vantaggio dello sviluppo di un settore dalle grandi potenzialità”.