ROMA – “Sull’Italia si sta registrando una situazione di sostanziale normalità meteo in un contesto climatico, però, che normale non è e che potrebbe degenerare all’improvviso; ciò, che dispiace è che siano necessari eventi choc per ricordare la fragilità del nostro territorio: ad un anno dalla tragica frana sull’isola d’Ischia (12 morti), le più recenti alluvioni di Emilia Romagna e Toscana sono state purtroppo già metabolizzate e dimenticate dalla coscienza collettiva del Paese”: a parlare così è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, commentando i dati del settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Sulla Penisola si sta assistendo ad un abbassamento repentino delle temperature, dovuto all’incursione di un ciclone d’aria gelida, che ha investito il Sud con maggiore intensità, senza però provocare, se non in minima parte su Sicilia e Calabria (mm.142 caduti in poche ore su Ramacca, nel Catanese), i temuti nubifragi tipici in situazioni di forte escursione termica.
Al Nord, il percentuale di riempimento dei “Grandi Laghi” è ora superiore al 90% ed alla media stagionale; fa eccezione il Lario, “svasato” dopo l’esondazione di poche settimane fa.
In Valle d’Aosta, il calo repentino delle temperature è stato accompagnato da abbondanti nevicate in quota: sulle Grandes Murailles (m. 2566) la coltre bianca è attualmente di 120 centimetri. La già esigua portata della Dora Baltea diminuisce ulteriormente e si attesta al 76,47% della media mensile (4 metri cubi al secondo su mc/s 17); cresce invece il torrente Lys (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta).
In Piemonte, a Formazza (m. 2450) il manto nevoso arriva a cm. 82; i flussi fluviali sono in calo: la situazione più evidente è quella del Tanaro, la cui portata si attesta a -16% dalla media mensile.
In Lombardia, nonostante i generosi afflussi dal lago di Como, la portata del fiume Adda cala di circa il 27% in una settimana; restano, però, abbondanti le riserve idriche (+21% sulla media, +101,20% sul 2022!).
In Veneto, l’altezza idrometrica del fiume Adige perde quasi mezzo metro in una settimana; in calo anche la Livenza, mentre restano sostanzialmente invariati i livelli di Piave, Brenta e Bacchiglione. Sul monte Faloria, a Cortina d’Ampezzo, l’altezza del manto nevoso raggiunge circa 90 centimetri.
In Emilia-Romagna, ad eccezione del Panaro, i fiumi sono fortemente sotto media (Reno -96%, Secchia -88.46%) e le portate raggiungono valori anche inferiori a quelli del 2022 (fonte:ARPAE).
Anche lungo tutta l’asta del fiume Po si registrano evidenti cali: dal -22% sulla portata media ad Isola Sant’Antonio in Piemonte al -44% del rilevamento a Pontelagoscuro, nel Ferrarese.
In Liguria scendono i livelli dei fiumi Entella, Magra, Argentina; solo la Vara si mantiene in linea con l’altezza media mensile.
Esemplare della situazione climatica, ricca di insidie per la Penisola, è la Toscana, dove i corpi idrici, che solo poche settimane fa causarono inondazioni (in Lunigiana, Garfagnana e medio Valdarno), sono tornati a portate minime: l’Ombrone Pistoiese, che durante la piena aveva una portata d’acqua superiore a mc/s 250 ed un’altezza idrometrica di poco inferiore ai 6 metri, ha oggi una portata inferiore a mc/s 4 ed un’altezza idrica sotto i 40 centimetri; nel Bisenzio, dove scorrevano 100 metri cubi al secondo, la portata odierna è mc/s 2,27; il Serchio è sceso da una portata di mc/s 785 a mc/s 44,80; l’Arno, che è l’ottavo fiume italiano per lunghezza ed il dodicesimo per portata, dopo aver “ruggito” fino a 920 metri cubi al secondo, oggi ne vede in alveo poco più di una trentina (fonte: Servizio Idrologico Regione Toscana).
“Due considerazioni – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – La prima è ricordare che un territorio alluvionato resta idraulicamente più fragile e necessita di ingenti interventi in somma urgenza per contenere il rischio di nuove emergenze a breve; la seconda è la necessità di adeguare i territori alle forti escursioni idriche, che stanno caratterizzando questi anni: per questo, ribadiamo la richiesta di un piano nazionale di manutenzione straordinaria del suolo e l’avvio di un programma per nuove infrastrutture idrauliche, capaci di trattenere l’acqua quando arriva, riducendo le conseguenze per le comunità e creando riserva per i momenti di bisogno.”
Nelle Marche, i circa 80 millimetri di pioggia caduti in una settimana hanno ravvivato le portate di fiumi, che da settimane avevano trend decrescenti: a goderne sono soprattutto Esino e Sentino, grazie anche a cumulate di pioggia superiori alla media regionale (fonte: Protezione Civile Marche). Resta molto buona la condizione idrica degli invasi.
In Umbria, finalmente il livello del lago Trasimeno recupera 5 centimetri e crescono anche i livelli dei fiumi Tevere, Nera e Chiascio.
E’ diversa la “fotografia” del Lazio, dove calano i livelli di fiumi e laghi, a causa anche di cumulate di pioggia, inferiori a quelle delle regioni confinanti, soprattutto sulle località costiere dell’alto Lazio.
In Abruzzo, nel Pescarese, il fiume Orta registra un importante incremento di livello ed ora è a 72 centimetri (nei giorni scorsi aveva toccato l’altezza di cm. 144, crescendo di quasi 90 centimetri in 24 ore), dopo aver ristagnato attorni ai 50 centimetri per quasi 5 mesi. Cresce di una trentina di centimetri anche il livello del Sangro mentre, a Campo Imperatore, l’altezza del manto nevoso si aggira sulla ventina di centimetri.
In Molise decresce il livello del fiume Volturno, la cui altezza è attualmente inferiore alle rilevazioni di questo periodo negli scorsi 6 anni.
La portata del Volturno resta modesta anche in Campania, dove invece cresce il Garigliano, principale fiume meridionale e rimane costante la Sele.
In Basilicata, le piogge hanno incrementato i volumi d’acqua invasata nei serbatoi artificiali (quasi 2 milioni e mezzo di metri cubi in più); ciò nonostante, dopo molti mesi, il confronto col 2022 registra adesso, però, uno scarto negativo (-mln. mc. 20,4), poiché l’anno scorso la regione venne investita dal ciclone Poppea, che portò in dote, oltre a danni e disagi, quasi 50 miliardi di litri d’acqua negli invasi: un patrimonio idrico, di cui i territori lucani e delle altre regioni del Mezzogiorno hanno beneficiato nei mesi successivi, in cui le piogge hanno scarseggiato.
Lo stesso discorso vale per la confinante Puglia, dove questa settimana l’incremento dei volumi invasati nelle dighe supera i 5 milioni di metri cubi, ma il deficit sul 2022 è di oltre 14 milioni.
Infine va registrato, in Calabria, il livello idrometrico del fiume Lao, attestato su cm. 143 centimetri, ben 78 centimetri in più rispetto alla settimana scorsa e + cm.75 rispetto ad un anno fa.