ROMA – “La legge Serpieri è stata una delle norme più innovative del sistema italiano. Noi abbiamo voluto riunire in una trilogia tre personaggi che hanno caratterizzato il mondo dell’agricoltura in Italia, attraverso i loro studi e le loro ricerche: Emilio Sereni, Nazareno Strampelli e, appunto, Arrigo Serpieri. Una trilogia che ha un significato storico perché guarda al futuro”. Così il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno ‘100 anni della legge Serpieri. Modernità e attualità della legge’ che si è svolto questa mattina nella Sala Serpieri a Roma presso il Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura.
L’occasione è quella del centenario della Legge Serpieri per analizzare la figura dello studioso e la modernità della sua norma, ancora oggi attuale. Ed in questa occasione è stato presentato il libro a cura del Consigliere ministeriale di alta consulenza Masaf, Giuseppe Ambrosio e del Direttore Generale dell’economia montana e delle foreste Masaf, Alessandra Stefani, dal titolo: “100 anni della legge Serpieri. Modernità e attualità della visione strategica di Arrigo Serpieri”, con la presentazione del Ministro Lollobrigida e la prefazione di Giovanni Maria Flick.
Presenti al convegno, tra gli altri, anche Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti; Cristiano Fini, Presidente di CIA; Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, e Maurizio Gardini, Presidente Confcooperative-Alleanza Cooperazione Italiana. La Legge offrì una prima sistemazione organica delle diverse disposizioni in materia forestale.
“Sono passati cento anni dalla Legge Serpieri, -afferma Luca De Carlo, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica- ma il messaggio su cui si fonda è ancora attuale. Ad accomunare ieri e oggi è il concetto di gestione, e abbiamo visto quali sono stati gli effetti del suo venir meno in questi anni. È fondamentale far passare questo messaggio ai giovani: l’agricoltura non può e non va messa in contrapposizione all’ambiente, anzi. Gli agricoltori sono i più grandi cultori e sostenitori dell’ambiente: lo hanno dimostrato negli anni ed ora hanno nuove, grandi opportunità grazie ad un Governo che crede in loro e nel loro operato, e li ha rimessi al centro del villaggio. Coniugare innovazione e tradizione oggi è fondamentale, per un settore che tutto il mondo ci invidia e prova a copiare”.
“Serpieri – spiega il Ministro Lollobrigida – mise insieme tutte le norme dell’epoca e già nel 1923 permise all’Italia di avere una legislazione avanzata che affrontava il tema del dissesto idrogeologico, della forestazione e del ruolo degli agricoltori come produzione ma anche come manutenzione del suolo. Sono i temi di oggi, quelli che nei secoli l’Italia ha saputo interpretare e che noi dobbiamo riprendere e migliorare alla luce dei nuovi eventi e delle nuove esigenze. L’agricoltore è quello che cura l’ambiente attraverso il suo lavoro, questo è il messaggio che portiamo in Europa. L’agricoltore è stato descritto come nemico del territorio, una follia ideologica, frutto di una probabile inconsapevolezza della storia dell’uomo”.
“Nell’antichità si diceva: ‘L’uomo esce dalla barbarie quando comincia a coltivare’. È così. Avendo la consapevolezza dell’agricoltore come bio regolatore, vogliamo evitare barbarie. L’ uomo è capace di scolpire e dipingere il territorio con il suo lavoro, tenendo conto ovviamente della sostenibilità ambientale che è centrale, ma anche di quella economica e sociale”, conclude il Ministro Lollobrigida che nel corso del convegno ha risposto alle domande degli studenti presenti dell’Istituto Tecnico Agrario Emilio Sereni e dell’Istituto Tecnico Agrario Statale Giuseppe Garibaldi di Roma.