SIENA – “La proposta di tornate ad un vino Novello in purezza e non più con la possibilità di tagli con una percentuale massima del 60% di vino, vinificato in maniera tradizionale, della precedente vendemmia, può trovarci d’accordo. Anche se va ricordato che i numeri di produzione del vino novello, oggi in Italia sono davvero molto esigui, e si tratta di una produzione di nicchia radicata soprattutto in certe aree del paese”.
Angelo Radica, presidente dell’Associazione nazionale delle Città del Vino, commenta la proposta di Tommaso Caporale, responsabile organizzativo Nuovo Istituto nazionale del vino e olio novello, e direttore del Salone nazionale del vino novello, che ha inviato una mozione al ministro dell’agricoltura Lollobrigida.
La produzione di vino novello è passata da circa 20 milioni di bottiglie prodotte negli anni 90 a poco più di 6 milioni nel 2022, e a 3 milioni nel 2023: secondo il Nuovo istituto del novello la causa è da attribuirsi “a questa pratica legittima utilizzata da un ristretto numero di produttori. La drammatica diminuzione è stata provocata dal calo degli ordinativi e dalla riduzione degli acquisti. Il consumatore, col passare gli anni, è diventato sempre più consapevole dell’abbassamento della qualità del vino novello”.
“Città del Vino è favorevole a tornare ad un vino novello in purezza, in modo da contrastare questo vistoso calo di produzione che rende ormai questo prodotto di qualità poco reperibile, se si escludono alcune aree del Sud Italia, dove il calo di produzione è stato minore, e in alcune regioni, come la Calabria la produzione è rimasta stabile” conclude il presidente Radica.