ROMA – In occasione di ogni Natale si ripresenta la questione su quale albero scegliere. Confagricoltura invita a comprare un abete vero, l’unico capace di creare nelle case un’atmosfera sana e che profuma di festa; si fa così una scelta sostenibile per l’ambiente, la salute e per il comparto florovivaistico nazionale.
“Gli abeti – afferma Luca De Michelis, presidente della Federazione florovivaistica di Confagricoltura – provengono da coltivazioni specializzate o da cime derivanti da potature o sfoltimenti, indispensabili per la salute dei boschi. Ma non solo: riducono l’impatto ambientale e non sprecano risorse. Molti alberi ‘finti’ sono fabbricati con materie plastiche di dubbia provenienza, possono rilasciare particelle nocive negli ambienti chiusi, compromettendo la salubrità dell’aria nelle nostre case”.
In Europa, per Natale, si vendono più di 50 milioni di abeti e cresce, anche in Italia, l’acquisto di alberi veri. Tra le varietà più amate l’abete Rosso, quello Bianco e il Nordmanniana. “E’ una dimostrazione – spiega De Michelis – dell’attenzione e della consapevolezza dei consumatori al rispetto dell’ambiente e del territorio: preferiscono inquinare meno, rinunciando alla plastica”.
Quasi il 90% degli alberi è prodotto dai vivai e il resto deriva dalla normale attività forestale programmata. I vivaisti di Confagricoltura consigliano di mantenere l’abete lontano dai termosifoni e, invece di innaffiarlo, di mettere cubetti di ghiaccio nei vasi. Oltre che presso la GDO, l’albero può essere acquistato direttamente nei garden center o nei vivai. Il prezzo varia secondo qualità, radici e dimensioni, ma difficilmente per quelli di due metri supera i 200 euro.
Il presidente della Federazione florovivaistica di Confagricoltura conclude: “Molte aziende vivaistiche e garden center ritirano gli abeti veri anche per reimpiantarli, inoltre l’albero senza radici può essere affidato alle isole ecologiche, che lo trasformeranno in compost o in legname da recupero. Gli alberi finti creano anche problemi di smaltimento poiché non tutte le componenti possono essere riciclate e le materie plastiche possono impiegare anche più di 200 anni per degradarsi nell’ambiente”.