ROMA – “Il Contratto di Fiume è uno strumento innovativo fondamentale per la riqualificazione fluviale del Paese, con evidenti e significative ripercussioni sull’attività agricola, sulla gestione del territorio, sulla tutela della biodiversità, dei suoli e di tutte le zone interne della Penisola, senza contare i positivi risvolti in termini occupazionali”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista, annunciando la partecipazione della Confederazione Produttori Agricoli al XII Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, in programma il 18 e 19 dicembre a Napoli.
“E’ fondamentale, quindi, tenere alta l’attenzione sulle numerose opportunità offerte da questi accordi, che oltre a contribuire allo sviluppo locale, sono finalizzati a una migliore gestione e utilizzo delle risorse idriche, contribuendo, inoltre, alla pianificazione del territorio e alla tutela dell’ambiente”, aggiunge Battista, informando che la Copagri parteciperà alla prima giornata dei lavori, il 18 dicembre, rappresentando le proprie istanze nelle assemblee dedicate alla Regioni del Nord e a quelle del Sud e delle isole.
“A cinque anni dal XI incontro nazionale tenutosi nel 2018 a Roma, si farà il punto sui risultati del grande lavoro fatto e delle sfide da affrontare nel futuro, partendo dai contenuti di un ‘Documento di Posizione e Proposta’ elaborato negli ultimi mesi, che sarà portato all’attenzione del governo e delle regioni, con il fine ultime di dare sempre maggior concretezza a una gestione più condivisa di fiumi, laghi e coste e uscire dalla cultura dell’emergenza”, spiegano il vicepresidente della Copagri Giovanni Bernardini, che interverrà all’Assemblea delle Regioni del Nord, e il presidente della Copagri Calabria Francesco Macrì, il quale parteciperà invece all’Assemblea delle Regioni del Sud e delle isole.
“Si parla spesso di transizione ecologica, ma è impensabile raggiungere questo importante traguardo senza prima andare a sistemare il territorio e senza lavorare guardando al medio-lungo periodo, mirando alla corretta manutenzione dei territori fluviali e alla salvaguardia dal rischio idraulico; tutto ciò passa necessariamente dai Contratti di Fiume, che vanno pertanto sostenuti convintamente ed economicamente dalle Regioni e dal Governo”, concludono Bernardini e Macrì.