Migranti, Uila costituirà coordinamento politiche migratorie per progetti a tutela diritti lavoratori stranieri

ROMA – “I lavoratori migranti rappresentano una componente strutturale del sistema produttivo italiano e, in particolare, per il Made in Italy agroalimentare essi sono una vera risorsa: secondo gli ultimi dati del Cres sui flussi occupazionali nel settore il 37,6 dei braccianti a tempo determinato, vale a dire circa un terzo del totale dei lavoratori agricoli (336mila), sono stranieri e anche nell’industria alimentare la loro presenza diventa ogni giorno più incisiva.

È per questo che la Uila intende investire sempre di più sul valore umano e sociale di questi lavoratori annunciando la costituzione nel 2024 del Coordinamento per le politiche migratorie che si occuperà di affrontare le principali necessità con progetti finalizzati alla tutela dei diritti dei lavoratori migranti”.

Lo dichiarano Stefano Mantegazza, segretario generale Uila e Alice Mocci, segretaria nazionale Uila responsabile delle politiche migratorie, in occasione della Giornata Mondiale dei Migranti.

“Purtroppo, il lavoro dei migranti è ancora collegato a forme di illegalità, sfruttamento, caporalato e condizioni di lavoro e di vita deplorevoli. Pur accogliendo con favore il decreto flussi, che grazie alla programmazione triennale permetterà l’ingresso in Italia di un numero di lavoratori superiore rispetto ai precedenti decreti, siamo convinti che vadano affrontate anche altre questioni quali la conversione dei permessi stagionali per restare stabilmente in Italia, le quote di recupero per gli stranieri già presenti nel nostro paese e l’introduzione di nuovi e più coerenti meccanismi di reclutamento dei lavoratori senza esporli al ricatto degli spregiudicati intermediari” proseguono Mantegazza e Mocci. “La Uila chiede da tempo al Governo un tavolo di confronto con le parti sociali per affrontare il tema delle politiche attive nel settore, in cui ragionare dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, dei progetti formativi che devono valere per coloro che sono residenti in Italia ma anche per tutti i lavoratori stranieri che arrivano dalle altre parti del mondo anche con l’aiuto della bilateralità. La formazione, infatti, è un elemento determinante e si potrebbe partire dalla stipula di accordi con Romania, Marocco, India e Albania – gli Stati dai quali provengono maggiormente lavoratori – per fare formazione in loco, insegnare i primi rudimenti della lingua italiana e formare le professionalità che servono. Solo così istituzioni e le parti sociali, insieme, potranno tagliare l’erba sotto i piedi ai caporali, garantendo al tempo stesso alle aziende lavoratori formati e alle persone più trasparenza e certezza di salario e di tutele”.

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