NAPOLI – “Focalizzare concretamente l’attenzione sul rapporto tra i Contratti di Fiume e l’agricoltura equivale a gettare le basi per avviare un processo di partecipazione attiva volto a costruire una comunità resiliente, in grado di affrontare in maniera più efficace la gestione territoriale, andando al contempo a validare uno strumento chiave per il coordinamento tra i vari stakeholder e per il monitoraggio dell’impatto ambientale e della tutela del territorio”. Lo ha sottolineato il vicepresidente della Copagri Giovanni Bernardini intervenendo al XII Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, svoltosi il 18 e 19 dicembre a Napoli con il patrocinio della Confederazione Produttori Agricoli.
Bernardini, che ha partecipato all’Assemblea delle Regioni del Nord, ha rappresentato le istanze della Confederazione, evidenziando l’importanza del coinvolgimento diretto e attivo dei produttori agricoli, il cui apporto – ha asserito – “è fondamentale e insostituibile per garantire l’efficacia dei Contatti di Fiume e per andare a promuovere un programma di gestione integrato e condiviso delle risorse idriche”.
“Da questo punto di vista, l’agricoltura può svolgere un ruolo chiave, andando ad incidere direttamente nella gestione idrica, sia da un punto di vista di uso razionale della risorsa, che di controllo degli inquinanti di origine chimica o zootecnica”, ha rimarcato il vicepresidente della Copagri.
Ai lavori ha inoltre partecipato il presidente della Copagri Calabria Francesco Macrì, il quale è intervenuto all’Assemblea delle Regioni del Sud e delle isole, spiegando come “la partecipazione attiva degli agricoltori nei contratti di fiume permette di incidere sulle scelte gestionali agricole nelle zone che ricadono nei bacini idrografici, cruciali per la conservazione di ecosistemi fluviali e lacustri, ma anche di consentire di sviluppare al meglio delle strategie adattative per affrontare le sfide climatiche”.
“Allo stesso tempo, l’adozione di pratiche agricole e specifiche lavorazioni, soprattutto in aree marginali e a forti dislivelli, permette di ridurre l’erosione del suolo e salvaguardare il territorio dal rischio idraulico”, ha aggiunto Macrì, ad avviso del quale “il Tavolo Nazionale deve dare le linee guida a tutti i Contratti di Fiume, lavorando affinché vengano gestiti da Gal, Flag, unioni di comuni o altri enti territoriali”.
“Al netto di queste considerazioni – hanno concluso Bernardini e Macrì – è bene ricordare che attualmente, sia in Italia che in Europa, non sono molti i Contratti di Fiume che prevedono una componente attiva del comparto agricolo che superi le classiche operazioni di sensibilizzazione; è pertanto fondamentale tenere alta l’attenzione sulle numerose opportunità offerte da questi accordi, che oltre a contribuire allo sviluppo locale, sono finalizzati a una migliore gestione e utilizzo delle risorse idriche, contribuendo, inoltre, alla pianificazione del territorio e alla tutela dell’ambiente”.