ROMA – CSO Italy, dando voce ai propri associati, che rappresentano tra le più importanti aziende del settore ortofrutticolo in termini di volumi esportati, rilancia l’allarme per la situazione drammatica che si è andata a creare con il blocco del canale di Suez.
Il danno è certamente più significativo per i prodotti freschi, per i quali l’allungamento della rotta, oltre che aumentare i costi di trasporto, incide sulla shelf-life. Anche dalla durata del blocco dipenderà la quantificazione del danno e pertanto le preoccupazioni crescono. Mediamente, nelle ultime annate, l’Italia ha destinato verso il Medio Oriente e il Sud-Est asiatico rispettivamente 150 mila tonnellate circa e oltre 80 mila di ortofrutta, che in valore rappresentano, complessivamente, oltre 300 milioni di euro.
Per cogliere l’entità del danno causato dal blocco è sufficiente considerare che per evitare il canale di Suez e pertanto circumnavigare l’Africa, la tratta subisce un allungamento dei tempi di circa 20 giorni. Ciò concorre ad un aumento dei costi stimabile fino a 1.500 dollari a container, che si traducono sul prodotto in un aumento fino a oltre 10 cent di euro/kg, andando necessariamente a ledere la competitività dell’ortofrutta italiana su quei mercati. Un’altra conseguenza del blocco è che l’impossibilità o la difficoltà a spedire verso queste aree, comune anche agli altri Paesi dell’Unione Europea, rischia di creare un surplus di offerta nel mercato interno.
CSO Italy ricorda che i Paesi dell’Unione Europea inviano verso il Medio e l’Estremo Oriente circa 1,4 milioni di tonnellate di ortofrutta all’anno. “Oggi – sottolinea Elisa Macchi, direttore di CSO Italy – il problema, sulla base della stagionalità dei prodotti ortofrutticoli, interessa prevalentemente e in ordine di importanza mele, kiwi e agrumi ma se questa situazione dovesse permanere saranno coinvolti anche altri prodotti come ad esempio uva da tavola e susine, in particolare verso i mercati del Medio Oriente”. CSO Italy pertanto si appella alle istituzioni e alle autorità competenti affinché mettano in campo tutte le azioni possibili per venire a capo della difficile situazione e per il ripristino del diritto internazionale in quell’area.