BOLOGNA – Sarà un consorzio a guida tutta italiana quello che affiancherà la DG Agri della Commissione Europea, da qui al 2028, per la realizzazione degli studi sugli aspetti economici dell’agricoltura. Cogea (capofila), Areté, Wageningen University, S&P Global, Ecorys ed Oreade Breche le cinque aziende che nel prossimo quinquennio lavoreranno in team su questi temi, movimentando complessivamente una squadra di oltre 140 esperti da tutti i Paesi UE.
Sotto la lente della DG Agri, e quindi nelle mani del consorzio aggiudicatario, gli studi sugli “aspetti economici della produzione e del commercio agroalimentare” (questo il titolo del contratto quadro), con un forte focus sulla parte agricola ed agroindustriale della filiera. Al centro delle analisi previste per il quinquennio, le misure attuative della PAC 2023-2027 con i relativi obiettivi strategici, tra cui spiccano la competitività delle filiere agroalimentari europee, i redditi della parte agricola, il miglioramento della posizione degli agricoltori all’interno della filiera alimentare.
Le analisi si concentreranno principalmente sugli aspetti economici di agricoltura, agroindustria e forestale, incluse le rinnovabili, sugli scambi commerciali, con allargamenti continui sugli stadi della filiera a monte (input, strumenti e tecnologie per l’agricoltura) e a valle della parte agricola (distribuzione, vendita al dettaglio, consumo finale, ed altro), nonché su logistica, trasporto e stoccaggio dei prodotti. Al centro, gli strumenti di policy ad essi afferenti e gli impatti – attesi o ex post – su ognuno di questi aspetti.
L’avvio del contratto quadro si inserisce in una fase di particolare attenzione e strategicità per le policy agricole europee. Sullo sfondo, gli shock che hanno interessato i mercati agricoli negli ultimi anni, con una volatilità sempre più marcata, prezzi che hanno toccato impennate di oltre il 200% e successivi cali altrettanto marcati nell’arco di pochi mesi, e questo per effetto di improvvisi ammanchi produttivi legati al meteo, a vicende geopolitiche, e di recente nuovamente a seri problemi logistici, a tutt’oggi sotto i riflettori.
In aggiunta, le sfide della PAC in tema di sostenibilità, con le ricadute in termini di Farm To Fork Strategy e riduzione degli input agricoli – con l’aspirazione a ridurre del 50% l’impiego di pesticidi e del 20% quello di concimi minerali entro il 2030 – per un settore che come si diceva deve fare i conti con regolari situazioni di insufficienza di offerta – anche per i motivi di cui sopra – e con i conseguenti rischi di approvvigionamento per le filiere alimentari europee.
E ancora, il grande stream di dati e digitalizzazione e gli impatti che esso sta avendo e potrà avere anche sul settore agricolo e sulle filiere del food.
“Siamo oltremodo orgogliosi di questo risultato – commenta Enrica Gentile, CEO di Areté – anche e soprattutto per il ruolo strategico che le scelte di policy europea avranno nei prossimi anni su un settore chiave come quello agroalimentare”. “L’alta volatilità sui mercati – tensioni geopolitiche, problemi meteo, complessità e interconnessioni crescenti in tutto il globo -, la sfida dei dati, la chiamata alla sostenibilità, sono tutti elementi con i quali le policy europee dovranno confrontarsi e su cui dovranno cercare soluzioni efficaci e convincenti nei prossimi anni, per un player – l’Europa – che è tuttora il primo trader mondiale di prodotti agroalimentari”.
L’Europa è il primo esportatore e importatore mondiale di prodotti agroalimentari con oltre 220 miliardi di Euro di esportazioni verso paesi terzi, a fronte di circa 190 miliardi di importazioni, per un saldo commerciale netto di 30 miliardi di Euro (dati 2022). Il valore della produzione lorda del settore agricolo UE nel 2022 era pari a 537 miliardi di Euro. Nel 2022, il peso dell’UE sulla produzione mondiale di frumento (in volume) era pari al 17%, e quello sulle esportazioni mondiali al 16%; la produzione UE di latte era pari ad oltre il 22% di quella mondiale; la produzione UE di carne suina pesava per oltre il 19% sul totale mondiale, e addirittura per il 38% sulle esportazioni mondiali. Agricoltura e industria alimentare occupano circa 40 milioni di persone nell’UE, mentre il valore complessivo del sostegno agli agricoltori europei sfiora i 60 miliardi di euro (sui 160 totali del bilancio dell’Unione).