ROMA – Le proteste spontanee degli agricoltori in atto in Italia, come in molti altri Paesi dell’Unione Europea, spingono a ribadire le posizioni che la FIDAF (Federazione Italiana Dottori in Scienze Agrarie e Forestali) ha manifestato in più occasioni sia mediante documenti pubblicati sul sito istituzionale, ma anche con l’organizzazione di convegni e conferenze pubbliche.
I PUNTI DI FIDAF
1. L’articolo 39 del trattato istitutivo della Comunità Economica Europea (il Trattato di Roma del 1957) sancisce la finalità di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti incrementando “la produttività dell’agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione”; la sicurezza alimentare è quindi la stella polare della Politica Agricola Comune;
2. Lo stesso articolo 39 stabilisce la finalità di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura;
3. La Politica Agricola Comune 23-27 unisce ai primi due obiettivi, sicurezza alimentare e salvaguardia dei redditi degli agricoltori, quello della sostenibilità e pone l’agricoltura al centro del Green Deal Europeo; alcune misure, quali la riduzione delle superfici coltivate, la limitazione dell’uso di mezzi di produzione, la demonizzazione dell’innovazione genetica, l’imposizione di pratiche agricole non sempre razionali, sembrano però poco coerenti con le finalità enunciate nel Trattato di Roma;
4. La produzione agricola italiana ha subito negli ultimi anni una notevole contrazione per effetto delle politiche comunitarie, come era stato predetto da autorevoli istituzioni scientifiche; nel frattempo le dinamiche di mercato, anche per influenza della situazione geopolitica mondiale, hanno generato un importante aumento dei costi di produzione; infine l’imposizione di severe misure di tutela ambientale ha creato notevoli asimmetrie con altre regioni del mondo, minando in tal modo la capacità competitiva dell’agricoltura europea; questi fattori hanno generato il risultato di mettere severamente in discussione la sicurezza degli approvvigionamenti e la redditività delle aziende agricole;
5. Si impone quindi un ripensamento generale delle politiche comunitarie, che parta dagli obiettivi di base della carta costitutiva europea, per indicare come obiettivo strategico l’intensificazione sostenibile della produzione agricola, in congruenza con il perseguimento della sicurezza alimentare e della difesa del reddito degli agricoltori e perseguendo al contempo una migliore compatibilità ambientale di coltivazioni ed allevamenti; va a tal fine riconosciuto e sostenuto l’insostituibile ruolo giocato dall’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale del sistema agroalimentare europeo, facilitando gestione territoriale delle attività produttive e aggregazione dei produttori; si rende necessaria inoltre la definizione di regole e metodi atti a redistribuire in maniera equa lungo la filiera, dal campo alla tavola, il valore dei prodotti agroalimentari, al fine di assicurare contemporaneamente prezzi sostenibili per la società e ricavi sufficienti per ogni componente della filiera stessa e, in particolare, per la componente ovunque più debole, quale l’agricoltura.
6. Tenuto conto dei tempi lunghi di una revisione profonda della PAC (non prima del 2028), andrebbe senza indugio eseguita una azione di verifica puntuale del Piano strategico nazionale 2023-2027, per evidenziare i punti di debolezza e scovare le occasioni mancate, in termini di selezione degli obiettivi, di individuazione delle priorità e di scelta delle combinazioni ottimali, innovative e coerenti degli interventi, includendo sia quelli a regia nazionale che quelli attuati da Regioni e Province autonome;
7. Va inoltre ripristinata l’alleanza sociale tra società e agricoltori, riconoscendone il ruolo sociale, economico ed ambientale, e ristabilendo il patto trasversale tra agricoltura e politiche comunitarie.
8. Infine, la FIDAF ritiene opportuno segnalare altre questioni abilitanti per la tutela ed il rilancio del settore primario. In primo luogo, si ravvisa la necessità di avviare una strategia di lungo termine di semplificazione degli adempimenti, agevolando la comprensione dei meccanismi della politica agricola da parte degli agricoltori, riducendo i relativi costi di implementazione e di gestione, sia da parte dei beneficiari che dell’Amministrazione. Nello specifico, la FIDAF ritiene che gli strumenti di sostegno, di regolazione e di governo del settore primario, vecchi e nuovi, debbano essere sottoposti ad una accurata revisione, ispirata ai principi di semplificazione e ai criteri contenuti nell’Accordo interistituzionale “Legiferare meglio” del Consiglio dell’Unione europea. In secondo luogo, si propone all’attenzione l’esigenza di una riforma del sistema di erogazione del credito a
favore delle imprese agricole che, negli anni, ha perso la spinta propulsiva necessaria per
l’ammodernamento e per la competitività del settore. Da ultimo, si raccomanda la riforma organica del sistema di gestione del rischio in agricoltura, considerando i diversi strumenti di difesa attiva e passiva e avendo come finalità strategica il funzionamento sostenibile a lungo termine del sistema e la tutela della liquidità delle imprese agricole.
9. Gli obiettivi green in agricoltura si possono conseguire con una ragionevole rapidità mediante una migliore organizzazione del sistema e con una diffusa utilizzazione delle professionalità, che nel caso specifico sono quelle fornite dai dottori in scienze agrarie e in scienze forestali.