ROMA – L’assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo, ha partecipato alla riunione della Commissione Risorse naturali (Nat) del Comitato europeo delle Regioni (CdR) svoltasi a Bruxelles.
“L’agricoltura europea – ha affermato l’assessore Caputo su Facebook – vive uno dei momenti più difficili della sua storia. Gli agricoltori stanno protestando nelle piazze di tutta Europa. Ed è proprio per trovare soluzioni e ragionare sulle possibili strategie future per la Politica agricola europea che sono tornato a Bruxelles dopo le giornate turbolente della scorsa settimana”.
“Al Comitato europeo delle Regioni – ha proseguito l’assessore – erano all’ordine del giorno diversi temi, ma il confronto centrale si è consumato sul futuro dell’agricoltura europea. Prima presso la Commissione Nat e poi in un serrato incontro con i rapporteur, abbiamo discusso del futuro della Politica agricola comune (Pac), dossier di cui sono shadow rapporteur”.
“La Pac – ha sottolineato Caputo – deve riportare al centro il ruolo strategico dell’agricoltura europea nella produzione di cibo, rivalutando modi e tempi della sostenibilità ecologica. Tutto cambia: clima, mercato, contesto internazionale. Alcune cose vanno corrette. Va rimodellato radicalmente il sistema se siamo arrivati alla situazione odierna dopo decenni di questa impostazione della politica agricola”.
Per l’assessore Caputo “dalle parole bisogna passare ai fatti e alle proposte concrete. E questi possono essere una buona base di discussione:
– ripristinare l’autonomia degli enti regionali nella programmazione e attuazione dello sviluppo rurale e nella gestione delle erogazioni dei pagamenti diretti;
– semplificare e rendere flessibili i piani strategici nazionali, in particolare consentendo la delega della programmazione dello sviluppo rurale a livello territoriale al fine di renderla più aderente alle necessità locali e quindi più efficiente;
– riequilibrare gli obiettivi di sostenibilità nei tempi e nei modi con una maggior attenzione alla produzione di cibo e alle agricolture professionali che producono per il mercato, privilegiando target di miglioramento piuttosto che limiti rigidi nonché prevedendo analoghe restrizioni e costi per le produzioni agricole extra-Ue;
– riequilibrare il peso delle superficie agricola con parametri per il calcolo del premio dei pagamenti diretti più rappresentativi delle agricolture professionali a garanzia della sovranità alimentare europea per i pagamenti diretti, quali il valore aggiunto o i capi di bestiame;
– semplificare e deframmentare gli strumenti attuativi, in particolare l’architettura verde troppo complessa (condizionalità, eco-schemi e Aca), per garantire una massa critica finanziaria e reali riscontri in termini di risultati, dando maggiore peso al premio base e riducendo a due gli altri premi (giovani e accoppiato);
– rendere prioritaria la funzione produttiva del suolo agricolo, nel rispetto della sua fertilità e salute, per una produzione di alimenti sostenibile ma redditizia, sia per tutelarlo da forme di antropizzazione irreversibile sia per limitare utilizzi non connessi all’attività agricola (agrovoltaico);
– favorire un più forte ingresso di giovani e nuovi agricoltori, rafforzando gli strumenti messi a disposizione e le agevolazioni finanziarie;
– sostenere ricerca e innovazione tecnologica a tutto campo, ivi comprese le Tea per il miglioramento genetico della resilienza alle malattie e al cambiamento climatico;
– rivedere il sistema di gestione del rischio in agricoltura con meccanismi finanziari innovativi che vadano a tutelare in reddito degli agricoltori dalle macro-variabili ambientali esogene al sistema agricolo (calamità, guerre, eventi catastrofali e il proliferare di parassiti legati al climate change);
– semplificare la iper-regolamentazione (e le sue contraddizioni) nonché i sistemi di controllo sempre più farraginosi e onerosi per le imprese e per gli Stati membri che ostacolano una applicazione efficace della Pac”.
“Lo sforzo che tutti gli imprenditori agricoli devono compiere – ha concluso l’assessore Nicola Caputo – è quello di individuare le strategie per continuare a essere imprenditori anche in questo difficile contesto. Ma il settore primario non può farcela se l’Europa stenta a stare al passo con l’evoluzione dell’agricoltura e non riesce ad offrire un quadro normativo all’interno del quale le iniziative imprenditoriali possono esprimersi”.