ROMA – Sono bastate le piogge cadute nello scorso weekend su gran parte del Paese, seppur con intensità diverse, a cambiare notevolmente il quadro idrologico lungo la Penisola, ribadendo i rischi dell’imprevedibilità climatica: dalla siccità alla minaccia idrogeologica.
“E’ sempre più evidente la necessità di infrastrutture idrauliche, che sappiano equilibrare le disponibilità d’acqua, calmierando i ricorrenti picchi estremi. E’ condizione indispensabile per rendere compatibili sostenibilità ambientale, economica e sociale” ribadisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
Purtroppo, i territori più assetati della Sicilia non hanno beneficiato di una quantità di pioggia tale da riequilibrare il drammatico bilancio idrico negativo, maturato dopo 8 mesi di quasi totale aridità: le precipitazioni sono state, infatti, mal distribuite sul territorio, andando da una manciata di millimetri di pioggia, caduti sulle assetate province di Catania, Ragusa e Siracusa, ai mm. 271,4 in 72 ore su Prizzi, nel Palermitano. Evidenzia l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche: piogge così violente su terreni asciutti accelerano il fenomeno dell’erosione, una delle principali cause , assieme alla siccità ed alle temperature estreme, del deterioramento organico dei suoli fino al completo inaridimento; da uno studio basato su dati di inizio anni 2000 si evince che il 7,5% del territorio isolano era ad elevato rischio desertificazione, cui si accompagnava un 48,4% a rischio medio-alto (fonte SIAS Regione Sicilia); ora probabilmente tali dati già preoccupanti dovranno essere aggiornati.
“La conformazione allungata dell’Italia favorisce un’errata percezione delle condizioni climatiche: se al Nord, stante la situazione che si va delineando, si prospetta una stagione estiva senza particolari apprensioni idriche, al Sud è già emergenza. Aumentare la cultura dell’acqua è fondamentale per accelerare gli investimenti necessari a traghettare il Paese verso i nuovi scenari climatici, incrementando le riserve idriche ed evitando di disperdere in mare, come continua ad avvenire, grandi quantità d’acqua” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Risalendo la Penisola da Sud, in Basilicata gli invasi trattengono solo il 35% della capacità complessiva, vale a dire ben 172 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto all’anno scorso.
Analogo discorso vale per gli invasi a servizio del Tavoliere della Puglia, dove il deficit idrico sul 2023 è superiore ai 141 milioni di metri cubi.
Le piogge recenti (circa 60 millimetri) hanno rigenerato le portate dei corsi d’acqua in Campania, dove il Volturno è cresciuto notevolmente ed il livello del Garigliano è salito addirittura di 184 centimetri in una settimana, mentre più contenuto è l’incremento della Sele (+cm. 20).
Se in Molise la grande diga del Liscione contiene molta meno acqua dell’anno scorso, in Abruzzo è tornata la neve alle quote alte dell’Appennino (a Campo Imperatore, dove finora i terreni erano completamente brulli, sono ora presenti circa 20 centimetri di manto).
Dopo molte settimane, arriva finalmente qualche notizia positiva sulla condizione dei laghi nel Lazio: il livello nel bacino di Nemi cresce di 7 centimetri, mentre quello di Albano segna +cm. 3; aumenta la portata in alveo dei fiumi Tevere (+20% in una settimana), Aniene (+57%) e Fiora (+22%), così come del Liri (+150%).
“Miracolo” in Umbria dove, per la prima volta dopo tante settimane, c’è un innalzamento, seppur minimo, nel livello del lago Trasimeno (+cm. 2), pur rimanendo ancora molto lontani sia dalla media (-cm. 79) che dal livello minimo vitale (-cm. 16); cresce leggermente il livello anche dei fiumi Topino e Paglia.
Insignificanti sono invece le precipitazioni cadute sulle Marche (pochi centimetri di neve sui monti Sibillini), tanto che l’andamento dei livelli dei fiumi risulta perlopiù decrescente; i volumi invasati dalle dighe registrano invece un incremento di circa mezzo milione di metri cubi.
In Toscana le precipitazioni sono state ben distribuite sul territorio con maggiori apporti nelle località montane più settentrionali (province di Massa Carrara, Lucca e Pistoia), dove in molti casi hanno superato i 100 millimetri; conseguenti sono stati gli aumenti di portata nei fiumi, tutti ora abbondantemente sopra le medie degli scorsi 20 anni (in una settimana, l’Arno è passato da -66% a +23% sul consueto) con l‘unica eccezione dell’Ombrone salito comunque da mc/s 5,20 e mc/s 30,90.
Impennata nei livelli idrometrici dei corsi d’acqua in Liguria, dove le piogge sono state abbondanti ed hanno superato la cumulata di 100 millimetri in 36 ore su alcune stazioni di rilevamento (Montalto Ligure: mm. 136); crescono le altezze idrometriche dei fiumi: Vara, +cm.97; Magra +cm. 88; Entella +cm. 60; Argentina, +cm. 42.
In Emilia-Romagna la neve si è riaffacciata timidamente sopra i 1500 metri (cm. 7 a passo Pradarena). Le piogge (mm.72) hanno interessato soprattutto i bacini montani più occidentali, solo lambendo la già siccitosa pianura romagnola (caduti 9 millimetri in questi giorni). Questa condizione è testimoniata dall’andamento idrometrico dei fiumi appenninici: ad Est, il Savio cresce di poco (mc.1,5 ca.), mantenendo una portata inferiore di circa 10 volte alla norma, mentre il Reno decresce e sprofonda addirittura al di sotto del minimo valore storico, segnato il mese in corso; nei bacini occidentali, invece, sono cospicui gli incrementi delle portate in alveo: Taro (+ mc/s 47,46 cioè più del doppio rispetto alla media); Trebbia (+ mc/s 28 cioè oltre 15 metri cubi al secondo in più rispetto alla media di Febbraio, fonte ARPAE). A beneficiare di questa situazione sono anche gli invasi artificiali del piacentino, il cui volume trattenuto è aumentato di 900.000 metri cubi, ma che già alla fine di Gennaio contenevano circa 11 milioni di metri cubi d’acqua, cioè quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del precedente biennio.
Sul Veneto (caduti mediamente circa 50 millimetri di pioggia in 72 ore) sono nettamente in crescita le portate dei fiumi (tutti sopra la media): spiccano quelle di Bacchiglione (+mc/s 71 mc/s in una settimana), Brenta (+mc/s 119) e Adige (+mc/s 58).
Al Nord i livelli dei grandi laghi registrano un buon incremento e, fatta eccezione per il Sebino comunque in risalita, si mantengono ben al di sopra delle medie storiche: il livello del Verbano, beneficiando delle abbondanti piogge cadute sui territori a monte, è cresciuto di 34 centimetri, mentre il Lario segna +cm. 31; il bacino di Garda è ora al 100% di riempimento ed a soli 7 centimetri dal livello massimo mai registrato in questo periodo.
In Lombardia la portata del fiume Adda, sostenuto da afflussi superiori alla norma dal lago di Como, aumenta di quasi 50 metri cubi al secondo in una settimana (raggiungendo mc/s 157). Sulla regione le precipitazioni nello scorso fine settimana sono state intense: mediamente 70 millimetri, superando però mm. 150 su alcune località a Nord.
Sono cadute piogge copiose pure sul Piemonte (mediamente 76 millimetri), specialmente nella fascia settentrionale, superando localmente anche i 110 millimetri. I livelli dei fiumi sono visibilmente cresciuti ed ora sono sopra la media: spicca la performance del Tanaro, che ristagnava attorno al 40% della normale portata del periodo e che ora segna +240% sulla media; molto buona è anche la condizione della Stura di Lanzo e della Toce.
In Valle d’Aosta è finalmente arrivato il freddo invernale: il crollo delle temperature (anche -12° rispetto alla settimana scorsa) è stato accompagnato da intense nevicate ed il manto ha registrato un innalzamento, in alcuni casi superiore a 30 centimetri. Il livello dei corsi d’acqua (Dora Baltea e Lys) è invariato.
Infine il fiume Po, la cui portata registrava un generalizzato deficit attorno al 50%, ora si presenta in piena salute e con livelli ben al di sopra delle medie: ad Isola S. Antonio nell’Alessandrino, +237%; a Piacenza, +156%; a Borgoforte nel Mantovano, +84%.