ROMA – Gianni Fabbris, presidente onorario di Altragricoltura, al termine dell’incontro al MASAF con il sottosegretario Senatore La Pietra e alcuni tecnici del Ministero, cui ha partecipato con una delegazione di Altragricoltura insieme ai rappresentanti del Popolo Produttivo, del Movimento Pastori Sardi, del Movimento Riscatto Agricolo e del Movimento Agricoltori Italiani.
“Diamo atto al Governo – ha detto Fabbris – della convocazione del tavolo sulla crisi agricola e consideriamo positivo l’approccio propostoci dal Sottosegretario Sen. La Pietra alle questioni di Politica Agricola Europea che il Governo intende portare a Bruxelles alla Riunione di Agrifish convocata per il 26 febbraio. Per la prima volta dopo decenni abbiamo preso atto di elementi di novità da parte della politica e del governo, che mostra la capacità di ascolto delle istanze poste dalle mobilitazioni in controtendenza agli orientamenti politici consolidati nei decenni precedenti.
La scelta di chiedere in sede europea una moratoria dei debiti delle aziende agricole raccoglie le innumerevoli richieste di intervento sulla debitoria delle aziende che i movimenti che si sono opposti alla crisi imposta al sistema agricolo italiano hanno avanzato denunciando come la debitoria delle aziende in agricoltura non è legata alla capacità o meno di fare impresa ma al crack dei mercati conseguenza della liberalizzazione e del modello sbagliato imposto agli agricoltori. Cosi, pure, la richiesta dello stop agli accordi commerciali fra l’Europa e gli altri Paesi che non garantiscono l’introduzione nei nostri mercati di prodotti che non abbiano gli stessi standard sociali e di sicurezza alimentare, è una novità che salutiamo positivamente.
Positiva è la richiesta di aumentare il budget a disposizione degli agricoltori produttivi, quella di ridistribuire le risorse sugli aiuti diretti, la rimodulazione degli ecoschemi e delle misura ambientali sulla base del principio che le scelte europee debbano tenere conto delle specificità ambientali, territoriali e sociali dell’Italia e sulla necessità di garantire i tempi della transizione in ragione delle possibilità delle aziende. Se queste sono le richieste dell’Italia in Europa, noi non possiamo che sostenerle. Alla politica, e non solo al Governo in carica, ricordiamo però che la programmazione della PAC 2023/2027 (attualmente in applicazione) è il frutto di sei anni di discussione fra gli stati europei che tutti i governi che si sono susseguiti hanno avvallato (con il Pieno sostegno delle Organizzazioni Professionali agricole). Ricordiamo anche che, per definire la PAC il Peso delle decisioni Europee è decisivo ma quello degli Stati Nazionali è altrettanto fondamentale e, in Italia, le modalità con cui la Conferenza Stato Regioni gestisce le decisioni relative alla PAC (come prevede la nostra costituzione) sono decisive avendo responsabilità gravissime nelle distorsioni che si sono determinate.
Se cambiare le scelte Europee della PAC è fondamentale, occorre, realisticamente, tenere in conto che il Parlamento Europeo è ormai in scadenza per le imminenti elezioni e, dunque, sono prevedibili tempi non “adeguati ad affrontare il precipitare della crisi evidente con le mobilitazioni degli agricoltori di queste settimane.Per questo, mentre dichiariamo il nostro pieno sostegno agli orientamenti generali proposti dal Governo per il cambio delle scelte in sede comunitaria e offriamo la nostra disponibilità a sostenerle, chiediamo l’apertura, conseguente, di un confronto di merito per capire cosa fin da ora è possibile fare per mitigare la crisi (a partire dai livelli nazionali e regionali su cui è già possibile intervenire) e sulle azioni urgenti da adottare mettendo in campo anche misure in deroga alle normative comunitarie sugli aiuti di stato per garantire che le imprese italiane non siano costrette a chiudere. La nostra richiesta avanzata nell’incontro con il Governo tenuto il 14 febbraio, di aprire un confronto tecnico/politico su quattro grandi questioni (il controllo del mercato, i prezzi di produzione, l’indebitamento, il rapporto fra diritto a produrre e tutela ambientale) e per cui trovare un giusto equilibrio fra le riforme necessarie da mettere in campo, dunque con tempi necessariamente non brevissimi, e le misure urgenti da adottare è la strada maestra su cui ricomporre un confronto utile fra i portatori di interesse e l’esecutivo e garantire continuità”.
Al termine dell’incontro, dopo una consultazione fra le realtà che hanno partecipato al tavolo (dunque fra quanti oggi hanno scelto la strada del confronto con la Politica), Gianni Fabbris rivolge un appello agli agricoltori impegnati in queste settimane nella mobilitazione: “È arrivato il momento che lo sforzo che gli agricoltori stanno mettendo in campo con le loro mobilitazioni, trovi la strada dell’unità negli obiettivi e, soprattutto, nel metodo con cui vogliamo raggiungerli. Abbiamo il dovere di raccogliere la spinta straordinaria che sta venendo da una nuova generazione di agricoltori e allevatori che rivendicano il futuro e il diritto a continuare a lavorare la terra per contare nei confronti della società e della politica. L’Unità si costruisce non facendo a spintoni su chi si posiziona di più davanti alle telecamere ma,trovando le ragioni comuni e gli obiettivi comuni.
Oggi abbiamo il dovere di non sprecare l’occasione e, se con la forza delle mobilitazioni, stiamo ottenendo l’attenzione della politica, è arrivato il momento di coordinare i nostri sforzi. Stiamo lavorando per ritrovarci nei prossimi giorni fra quanti hanno compiuto scelte coerenti con i temi che abbiamo portato oggi al tavolo di confronto con il Governo, per condividere le scelte in maniera unitaria e parlare alla politica ed alla società con voci coordinate e unitarie. Nelle prossime ore contiamo, a firma dei diversi soggetti che sono stati oggi al tavolo, di proporre una data ed un luogo condiviso per ritrovarci nei prossimi giorni per decidere come allargare, consolidare ed estendere il movimento e come andare in maniera unitaria al confronto con il Parlamento, il Governo e le Regioni”